Proprio tale ultima precisazione ha indotto il legislatore del D.Lgs n. 90/2017 (con l’art. 7, co. 1, lett. e) ad intervenire sul regime sanzionatorio connesso alle violazioni a tale obbligo dichiarativo, con l’introduzione di misure finalizzate a ridurre in carico sanzionatorio (limitatamente ai minimi edittali), proprio in presenza di dichiarazioni presentate, ma risultanti al controllo inesatte o incomplete (beneficio applicabile allorquando le somme non dichiarate non superino l’importo di 30.000 euro); in tal modo, la risposta sanzionatoria conseguente alla presentazione di dichiarazioni irregolari risulterà attenuata rispetto ai casi di omessa dichiarazione tout court.
Proprio tale ultima precisazione ha indotto il legislatore del D.Lgs n. 90/2017 (con l’art. 7, co. 1, lett. e) ad intervenire sul regime sanzionatorio connesso alle violazioni a tale obbligo dichiarativo, con l’introduzione di misure finalizzate a ridurre in carico sanzionatorio (limitatamente ai minimi edittali), proprio in presenza di dichiarazioni presentate, ma risultanti al controllo inesatte o incomplete (beneficio applicabile allorquando le somme non dichiarate non superino l’importo di 30.000 euro); in tal modo, la risposta sanzionatoria conseguente alla presentazione di dichiarazioni irregolari risulterà attenuata rispetto ai casi di omessa dichiarazione tout court.
Sequestri guardia di finanza all'aeroporto di Tessera: 4,2 milioni di euro in sei mesi
„Corrieri senza scrupoli si servono di sistemi di occultamento sempre più artefatti e insospettabili quali quello utilizzato da una mamma cinese in viaggio con i suoi due figli che nel bagaglio a mano, tra comuni pannolini ed assorbenti, nascondeva circa 30mila euro“
Occorre tenere gli occhi bene aperti. Sono, infatti, diversi gli espedienti di raggiro. C’è, per esempio, l’ufficio assicurativo che apre in zona pedonale e dopo un poco sparisce con la cassa. In genere opera senza aver minimamente presentato richiesta. Ci sono poi i siti Internet che usano la stessa modalità truffaldina. Sono in forte crescita tanto che tra luglio e agosto ne sono stati chiusi una dozzina. E poi c’è il grande filone delle società assicuratrici estere che ottengono dal proprio Paese l’autorizzazione a operare sul mercato.
Si tratta di compagnie che, molte volte, hanno sede in Paesi dell’est Europa o a Cipro e Malta, dove le maglie dei controlli sono più larghe. Qui ottengono l’ok necessario e, siccome la loro sede è in Paesi membri della comunità europea, possono andare a caccia di clienti in tutta Europa. Dato che hanno ottenuto l’ok dall’autorità del Paese, queste società vengono inserite negli elenchi dei nomi autorizzati anche da noi in Italia. Solo in un secondo momento, grazie ai controlli, alle segnalazioni di consumatori o delle autorità dei vari Paesi europei, arriva lo stop e la messa all’indice.
Il consiglio per difendersi è quello di non guardare soltanto ai prezzi bassi. Se il premio da pagare è troppo conveniente è meglio farsi qualche domanda. Prima di mettere la firma poi è sempre bene consultare l’elenco di «Casi di contraffazione o società non autorizzate» presente sul sito Ivass. A disposizione dei consumatori da qualche tempo c’è poi anche un numero verde che offre la possibilità di fare le verifiche necessarie (800 486661).
Quasi tutti nei guai a causa dei loro rapporti con l’Odebrecht, gigante delle costruzione che ha fatto man bassa di appalti pubblici un po’ ovunque. Il figlio del fondatore, Marcelo Odebrecht, si trova in carcere da un anno e mezzo, ha già ricevuto una prima condanna a 19 anni di reclusione e dopo mesi di trattative ha deciso di vuotare il sacco. La sua testimonianza, corroborata da quella di altri 77 dirigenti dell’impresa, chiama in causa decine di parlamentari, ministri e uomini d’affari brasiliani, oltre a numerosi politici latino-americani. In Brasile e all’estero, l’impresa pagava mazzette miliardarie o finanziava illegalmente le campagne elettorali, per assicurarsi i migliori contratti.
A metà dicembre l’Odebrecht, assieme alla compagnia petrolifera Braskem, ha patteggiato una maxi multa di 3,5 miliardi di dollari alla giustizia americana e a quella svizzera (diverse tangenti sono finite nelle banche elvetiche), ma ha ancora conti aperti in Colombia, Perù, Panama, Repubblica Domenicana, Venezuela; Messico, Equador, Guatemala e Argentina.
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