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    Corriere della Calabria - LA SANTA | Scopelliti interrogato dal pm Lombardo


    pure qui dipende.....dalle mie parti si dice "Mamm du Carmin"....e non " Mammasantissima"

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      Corte Ue: merci non registrate e non in magazzino? Vendute! FiscoOggi.it

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        http://www.fiscooggi.it/files/u5/rassegnastampa/5_4.pdf

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          ‘NDRANGHETA IN GERMANIA: LE COSCHE DEL CROTONESE GIÀ ATTIVE A STOCCARDA NEGLI ANNI ‘80 (di Nerina Gatti)


          “La 'ndrangheta ha fatto della Germania il territorio di transito preferito per il traffico di droga e armi, ma anche il luogo privilegiato per il riciclaggio dei suoi profitti illegali con forti investimenti nei settori alberghiero, immobiliare e in gruppi energetici quotati in Borsa.”

          Queste sono le frasi scritte nero su bianco di un rapporto dei servizi segreti tedeschi del 2006.
          Il documento definisce la 'ndrangheta «una delle più pericolose mafie d'Europa» e sottolinea che l'organizzazione «ha investito guadagni criminali nell'ordine di 80-90 milioni di euro nell'acquisto di alberghi, villaggi turistici e case soprattutto in Turingia, Sassonia e sulla costa orientale del Mare del Nord». I profitti provengono dal traffico illecito della droga, delle armi dall'Europa dell'Est. Nell’ampio dossier gli 007 tedeschi evidenziano anche una crescente presenza della 'ndrangheta nel mondo della finanza internazionale.


          Sono sotto indagine delle operazione avvenute alla Borsa di Francoforte che riguardano l’acquisto di sostanziosi pacchetti azionari, in particolare azioni di Gazprom, il colosso del gas naturale in Russia, di cui anche il gruppo tedesco E.ON-Ruhrgas, ha una partecipazione. Proprio Gazprom, E.ON-Ruhrgas insieme alla Siemens partecipano al consorzio per la costruzione di un metanodotto sotto il Mare del Nord, il «North Sea Pipeline», di cui è presidente l'ex cancelliere tedesco Gerhard Schröder.
          Con un giro d’affari annuo stimato intorno ai 44 miliardi di euro, la ’ndrangheta non è solo la più ricca organizzazione mafiosa italiana, ma anche la più duttile e la più sommersa. Ma l’allarme lanciato dal BND, arriva un po’ in ritardo rispetto ad una presenza delle cosche della ‘ndrangheta ormai consolidata da decenni in Germania. La criminalità organizzata italiana è presente in Germania dagli anni sessanta in seguito ai flussi migratori. Insieme a tanti calabresi per bene che venivano a cercare lavoro per aiutare le famiglie c’erano anche tanti boss e picciotti che pensavano a come arricchire la loro famiglia mafiosa. Già ne 1989 furono arrestati degli affiliati alla “Onorata società” calabrese che insieme ad esponenti di Cosa Nostra: i Ferrara e i Santapaola di Catania, gestivano la contraffazione di marchi tedeschi.
          Secondo gli ultimi dati del Bundeskriminalamt (la polizia federale tedesca, BKA), oggi nella Repubblica Federale ci sono circa 229 clan e oltre 900 persone legate alla ’Ndrangheta. Le zone a più alta densità di affiliati sono storicamente in Nord Reno-Westfalia, Assia, Baviera e Baden-Württenberg,


          Le indagini degli investigatori italiani dello SCO della polizia e del ROS dei carabinieri evidenziano come già nei primi anni ’80 le cosche avessero iniziato ad investire nella Germania occidentale. Sulla “lista della spesa” c’erano ristoranti, alberghi, pizzerie e gelaterie a Monaco, Bochum e Stoccarda. I pionieri delle cosche a Stoccarda sono le famiglie dei Farao-Marincola di Cirò Marina le cui attività illecita in territorio tedesco vengono svelate da un ex affiliato, Heiko Kschinna. Kschinna benché tedesco, è stato a lungo parte integrante della cosca.


          Il collaboratore di giustizia oltre a confermare il ruolo leader di Giuseppe Farao e quello di elementi di spessore della cosca come Cataldo Marincola e Giuseppe Sorrentino descrive l’escalation criminale di Cataldo Crisafi che assume la guida del gruppo cirotano in Germania. Lo Kschinna fornisce uno spaccato sull’ operatività del sodalizio criminale dei Farao-Marincola in Germania, con particolare riferimento al traffico degli stupefacenti ed alla attività estorsiva. Ma questi dati erano già noti negli anni ’90. È infatti del 1995l’operazione “Galassia” dei carabinieri del ROSa cui poi fece seguito lo storico processo, istruito dalla Dda di Catanzaro e coordinato da uno dei magistrati Antimafia che ha fatto la storia del contrasto alla ‘ndrangheta, Salvatore Curcio.


          Ma fin dagli anni ’80 si registra la presenza in Germania del boss Antonio Di Cicco, capo storico del locale di Sibari ora diventato, dopo una cruenta faide interna, il locale di Corigliano e in seguito gestito dal clan Carelli. Uno dei primi pentiti di ‘ndrangheta è infattiGiorgio Basile, killer dei Carelli, che ha svolto la sua attività criminale per la maggior parte in Germania dove si era trasferita la sua famiglia quando Basile aveva appena un anno. Basile, detto “faccia d' angelo” prende parte all' assalto con bombe ed esplosivi al carcere di Wuppertal con il quale viene fatto evadere Arcangelo Maglio, mafioso di Corigliano. La sua ascesa nella ‘Ndrangheta è rapidissima. Diventa il gestore dello spaccio di hashish e cocaina tra Bochum e Münster. La polizia tedesca lo espelle nel 1991. Basile si mette a disposizione dell' emergente Santo Carelli e lo aiuta costruire una rete per il traffico di cocaina tra Germania e Italia. I Carelli hanno base in quasi ogni importante città tedesca: Berlino, Francoforte e Monaco. Basile, noto anche come“il tedesco”, viene arrestato nel 1998 alla stazione di Kempten dalla polizia tedesca.

          Dopo un anno decide di collaborare con la giustizia. Verrà interrogato più volte dal pm Curcio, che grazie alle sue dichiarazioni riesce a smantellare la cosca dei Carelli sia in Germania che in Italia con 250 arresti in 5 anni.

          Dopo il crollo del muro di Berlino la criminalità organizzata calabrese era già pronta ad investire e comprare nella nuova “terra promessa”, l’ex Germania Est.
          Dall' inizio degli anni novanta in Germania ed in Italia sono stati intentati vari procedimenti nei confronti dei clan di 'ndrangheta di San Luca per associazione a delinquere, violazione della legge sugli stupefacenti e della legge sulle armi. Queste indagini tra l' altro permettevano di stabilire che un grosso numero di appartenenti e di presunti appartenenti alle cosche erano residenti in Germania in particolare con presenze a Duisburg, Erfurt, Monaco di Baviera, Lipsia, Neukirchen-Vluyn, Deizisau, Bous e Bochum. Tra i più attivi e radicati sul territorio ci sono i Nirta-Strangio, i Pelle-Vottari e i Romeo.
          Un gran numero di cittadini di San Luca e di Locri, in parte legati da rapporti di parentela diretti con appartenenti alle cosche si sono stabiliti da molto tempo nella Repubblica Federale Tedesca. Queste persone lavorano quasi esclusivamente come camerieri o pizzaioli in locali di gastronomia che vengono gestiti da persone di San Luca e costituiscono la facciata legale degli affari.



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            Contemporaneamente acquistavano immobili in particolare nei nuovi Länder tedeschi che accoglievano i nuovi investitori ed i loro soldi a braccia aperte. Gli investigatori partono dal presupposto che questi investimenti sono stati finanziati con i proventi illeciti, inizialmente con i soldi dei sequestri di persona e in seguito dal traffico di droga e armi.
            Si presume che le singole famiglie di San Luca abbiano la gestione di una quarantina di esercizi commerciali nella ex DDR e una trentina nell’ex Germania federale. Ristoranti, gelaterie, palazzi, aziende e catene di alberghi. Lo stesso Giovanni Strangio, indicato come esecutore e ideatore della strage di Duisburg, aveva due pizzerie a Kaarst e alcuni immobili, mentre i Pelle-Vottari avevano vari locali a Duisburg.
            Grazie ai prestanome dalla fedina penale pulita i tesori delle cosche vengono messi al sicuro dalla magistratura italiana. Le richieste di sequestro delle nostre procure, restano lettera morta: in Germania non esiste una legislazione che permette di colpire gli investimenti di mafia. Per i giudici tedeschi se il prestanome non compie reati non può scattare il sequestro.
            Si ritiene che le basi logistiche tedesche servano anche per il trasporto della droga in Italia; come dimostrano varie indagini tra cui “Trina” della Guardia di Finanza coordinata dall’allora sostituto procuratore Alberto Cisterna della Dda di Reggio Calabria.
            Lo stupefacente proviene dal Sudamerica e dall' Europa orientale per essere poi trasportato via Olanda, Belgio e Germania verso le regioni del Nord d' Italia.
            Un’indagine di qualche anno fa eseguita in collaborazione dal BKA e dai carabinieri del ROS sulle cosche di San Luca, coordinata da Gratteri, individuò le presenze e gli investimenti delle cosche del paesino aspromontano. Questo dossier BKA-ROS è fin’ora rimasto segreto ma in esclusiva pubblichiamo alcuni passaggi. Questo lavoro ha prodotto una mappatura delle famiglie 'ndranghetiste e un lungo elenco di esercizi commerciali riconducibili alle cosche. Le famiglie Pelle, Giorgi, Mammoliti, Strangio, Romeo, Giampaolo, tutte di San Luca. Ma i limiti di questa indagine, come ricorda Gratteri, furono per le difficolta' di tradurla in provvedimenti giudiziari in Germania, dove ancora oggi, nonostante la strage di Duisburg del 2007, che costrinse i tedeschi ad aprire gli occhi sulla presenza della 'ndrangheta, la Germani ancora non riconosce il reato di associazione mafiosa nel suo ordinamento giudiziario ne il sequestro dei beni dei mafiosi.
            Tra il 1992 e il 1993 la polizia di Duisburg, indaga su Antonio Mammoliti nato a San Luca nel ‘51, per violazione della legge sugli stupefacenti. Secondo gli inquirenti Mammoliti avrebbe operato per la cosca Romeo detta "Staccu". All’epoca Mammoliti era considerato l' organizzatore principale del gruppo. Scappa dalla Germania e viene arrestato in Italia nel ‘96. Ma già nel marzo del ‘98 rientra a Duisburg dove gestisce il ristorante "Gazzetta" e in seguito l’azienda "Hotel Römerwall GmbH" a cui facevano riferimento vari alberghi della zona. Secondo gli inquirenti italiani, “la famiglia Mammoliti sarebbe il braccio operativo della droga dei Romeo”, si legge nel rapporto BKA-ROS. Il cugino di Mammoliti, altri non è che Giuseppe Giorgi detto “la capra” tutt’ora latitante e inserito nell’elenco dei 30 più pericolosi del ministero dell’Interno. Ricercato dal 1995 per associazione di tipo mafioso finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, armi, estorsioni ed omicidi, deve scontare una pena definitiva di 17 anni di carcere.
            Secondo gli inquirenti Giorgi sarebbe il "manager" del clan Romeo all' estero. Teoria che viene confermata anche dalle indagini della polizia tedesca: “Con una telefonata Giorgi era in grado di procurare ingenti somme di denaro nel' ordine di svariati milioni di marchi tedeschi.”
            Altri nomi che si ripetono nel dossier sono quelli dei cugini Giorgi, che di nome fanno entrambi Domenico, li differenzia la data di nascita, uno è del ’60 e l’altro del ’63 ed è soprannominato “Berlusconi” e viene indicato come capo locale di Erfurt. Giorgi gestiva l’ormai famosa pizzeria “da Bruno” a Duisburg, che nel rapporto BKA-ROS viene identificata come “base per il traffico di stupefacenti e stockaggio delle armi”. Giorgi, all’epoca disponeva ufficialmente di uno stipendio mensile di 800 marchi, ma acquistava la pizzeria con la somma di 250 mila marchi in contanti. I cugini Giorgi li troviamo anche nel centro di Roma dove qualche anno fa acquistano, a due passi da Piazza di Spagna , il ristorante “Alla Rampa” per il quale la richiesta della Dda romana di sequestro preventivo non è andato a buon fine, nonostante i due Giorgi, vengano identificati dagli inquirenti, come riciclatori del denaro sporco della cosca Pelle-Vottari.
            Oltre ai Giorgi un altro personaggio di spicco secondo la task force italo-tedesca sarebbe Spartaco Pitanti, da cui Giorgi comprò la pizzeria “da Bruno”. Pitanti nel rapporto è indicato come il finanziatore di molti nuovi ristoranti a Dresda e dintorni e uno dei primi investitori di ristoranti a Erfurt come il “Paganini”. Inoltre , Pitanti nel ’96 viene condannato dal tribunale di Duisburg per traffico di stupefacenti. Mentre Domenico Giorgi dal 2005 gestisce il ristorante “Il Calabrone” in un grosso centro commerciale di Monaco, che seconde gli inquirenti sarebbe diventata la meta preferita per gli affari dei sanlucoti che dopo il clamore suscitato dalla strage di Duisburg hanno deciso di migrare.
            Sempre secondo i segugi teutonici del Bundesnachrichtendienst esponenti delle cosche di ‘Ndrangheta sarebbero riusciti a procurarsi anche una certa influenza politica, fino ad arrivare in parlamento e nell'amministrazione pubblica. Non ci sarebbe da meravigliarsi dunque che se la ‘Ndrangheta riesce ad essere così influente e a penetrare la rigida classe politica tedesca non possa aver favorito l’elezione di un politico nazionale italiano.
            L’operazione “Broker” del ROS dei carabinieri guidati dal generale Giampaolo Ganzer e della Guardia di Finanza ha messo in luce l’influenza della cosca Arena di Isola Capo Rizzuto, paesino affacciato sul Mar Jonio in provincia di Crotone. Secondo il coordinatore della Dda romana, Giancarlo Capaldo che ha diretto le indagini, “ci sarebbero le prove per dimostrare come attraverso la cosca Arena, da anni presente a Stoccarda, ci sia stato un condizionamenti del voto facendo eleggere Nicola Di Girolamo al Senato tra le fila del PdL” . Il sostituto procuratore di Catanzaro, Salvatore Curcio, il cui ufficio di Dda ha competenza su Crotone, descrive la cosca Arena come “una delle famiglie storiche della ‘Ndrangheta” e quindi non si sorprende che la loro influenza sia così estesa anche se sottolinea che: “Noi sapevamo che c'erano rapporti con l'estero e in particolare con la Germania, ma non avevamo altri episodi diretti che invece sono stati riscontrati dall’indagine della procura di Roma”.

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              Le mani della ‘ndrangheta fino in Germania: Dda Reggio sgomina locale tedesca | Video Il Fatto Quotidiano TV

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                Gratteri: la 'ndrangheta fortissima in Germania - Gazzetta del Sud online

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                  L'ex senatore Di Girolamo condannato a 3 anni e 4 mesi per bancarotta

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                    Nunzia De Girolamo, rinvio a giudizio per ex ministra coinvolta in inchiesta su Asl di Benevento - Il Fatto Quotidiano

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