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L'angolo di ROL
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“Volevano chiudere il partito” – “Sembrava che Maroni volesse chiudere la Lega: per questo ne ha svuotato le casse. Prima ha esternalizzato tutti i servizi interni, poi ha usato ogni energia e risorsa per vincere le elezioni regionali”, dice un ex dipendente del Carroccio al fattoquotidiano.it. La prima pesante botta ai conti del partito ex secessionista arriva nel 2012, primo anno di Bobo segretario: l’attivo scende da 47 a 40 milioni , il patrimonio da 46 a 35 e fa registrare una sorta di giallo. Si chiamano oneri diversi di gestione e – come fa notare Fabio Pavesi su Lettera43 – di solito sono spese minime: a bilancio, però, sono iscritti per più sei milioni di euro.
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Ma soprattutto presidente della Sparkasse, perquisita nei mesi scorsi dalla Guardia di finanza di Genova alla ricerca di tre milioni di euro che dal Lussemburgo sarebbero tornati in Italia. Il sospetto degli investigatori delle Fiamme gialle è che quella possa essere una parte del tesoro e contemporaneamente stanno esaminando l’intreccio di società, associazioni e fiduciarie che sono state create durante il processo a Bossi, Belsito e i revisori. Sotto la lente ci sono almeno una quindicina di “satelliti”: bisogna stabilire se abbiano ricevuto soldi dal partito o per il partito o se siano soggetti autonomi.
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“Che pasticcio! Questa cosa spicca agli occhi di qualcuno che venisse a fare dei controlli nel senso che mi dicono: ‘perché tutti gli altri clienti con patrimoni grossi hanno l’1,5 e questo ha il 3,5”. È forse anche per questo motivo che l’avvocato viene pagato profumatamente: è l’uomo che risolve i problemi.
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“Noi dobbiamo segregare un patrimonio esistente di 20 milioni e uno nascente”, confiderà nel gennaio del 2013 Aiello al commercialista Massimo De Dominicis: “Anche perché loro prendono una vagonata di soldi a dicembre e una vagonata a luglio e adesso è arrivata una vagonata di soldi”, aggiunge il legale.
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L’intercettazione – “Tu gli stai firmando che la Lega non si costituisce parte civile contro Belsito”, diceva l’avvocato intercettato a Stefani il 24 febbraio del 2014, cioè due giorni prima che quella scrittura privata venisse firmata. “Sì e ti spiego perché, perché lui (Brigandì, ndr) questa vuol trattarla come merce di scambio affinché Belsito non dica che ha dato i soldi a…su ordine di Bossi perché se no dovevamo costituirci anche contro Bossi e allora”, risponde il tesoriere. “Non è vero questo, non è vero – sbotta l’avvocato – guarda che ti assumi una responsabilità personale molto importante se fai una cosa del genere. Riflettici, eh”. “Non sono solo io!”, “Io ti do un consiglio da fratello, non la firmare perché questa clausola ti porterà solo dei guai a te e a chiunque la firma. Eh”. “Chiamo anche Giorgetti e glielo dico. Perché è una cosa troppo delicata”, “Sono soldi pubblici quelli del partito, non puoi rinunciare così perché stai negoziando una cosa. Perché tu hai l’obbligo di recuperare quello che è il patrimonio che il partito ha perso, non è che uno, solo per chiudere una transazione positiva perché, ripeto, questa transazione…altrimenti diventiamo noi anche compartecipi di questo reato cioè è questo qui che lui chiede”.
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Ha destato clamore in città e anche fuori il blitz della guardia di finanzache ha portato all’arresto di Antonio e Andrea Moretti oltre a una raffica di interdizioni dall’attività imprenditoriale per altri membri della famiglia.
Il meccanismo, secondo la procura, era quello di un giro di società dopo il fallimento di Confitalia, la prima controllante
http://www.cavallomagazine.it/evasio...alli-1.4314317
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Originariamente inviato da ROL Visualizza il messaggioHa destato clamore in città e anche fuori il blitz della guardia di finanzache ha portato all’arresto di Antonio e Andrea Moretti oltre a una raffica di interdizioni dall’attività imprenditoriale per altri membri della famiglia.
Il meccanismo, secondo la procura, era quello di un giro di società dopo il fallimento di Confitalia, la prima controllante
http://www.cavallomagazine.it/evasio...alli-1.4314317
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Aprivano aziende tessili, le facevano crescere, poi le passavano in mano a prestanome per farle fallire. Senza pagare tasse e debiti con le banche. È “un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati tributari, bancari, fallimentari e di riciclaggio” quella scoperta dalla guardia di finanza di Arezzo. Dietro la quale c’era “un’unica cabina di regia” che – come sottolineano gli investigatori – organizzava “la condotta illecita di affari, ben espressa dal tenore delle conversazioni intercettate”. E al cui cui vertice – secondo il pm Marco Dioni – c’erano Antonio e Andrea Moretti, padre e figlio rispettivamente di 67 e 40 anni, residenti all’estero (il primo in Svizzera e il secondo in Inghilterra), ma di fatto domiciliati a Castiglion Fibocchi, lo storico regno di Licio Gelli. E proprio con il maestro venerabile Andrea Moretti è imparentato alla lontana: come ha raccontato ilfattoquotidiano.it è il figlio della nipote degli ex soci di Gelli, i Lebole, che vendettero villa Wanda al capo della P2. Da quel ramo della famiglia sono state ereditate le attività nel tessile. Cioè la primaria attività di famiglia accanto al vino della Tenuta Setteponti, sequestrata dalle fiamme gialle con circa 300 ettari di terreno, l’azienda Pull Love, un maneggio con 40 cavalli, auto di lusso, e quasi 180 tra case e palazzi. Sotto sequestro sono finite 14 società, 179 immobili (tra cui il palazzo ”Bianca Cappello” in Firenze), diverse auto di lusso con targa estera, un maneggio con quaranta cavalli, oltre 500 ettari di terreni, prevalentemente adibiti a vigneti, dislocati tra Toscana, Sicilia ed Emilia Romagna, nonché importanti marchi registrati.
I Moretti risultavano nullatenenti ma in realtà gestivano un ingente patrimonio di beni e immobili
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Nel comunicato delle fiamme gialle si racconta che corso delle indagini alcuni degli indagati ha tentato di ‘avvicinare‘ i finanzieri impegnati nelle verifiche fiscali e la loro linea gerarchica. Queste condotte sono state costantemente riferite alla magistratura che ha avuto modo di rilevare “l’impermeabilità rispetto ai tentativi in questione, come ha sottolineato il procuratore capo Roberto Rossi. Secondo il quotidiano La Verità i tentativi Moretti aveva ottimi rapporti anche con Pier Carlo Padoan, l’ ex ministro dell’Economia nei governi di Matteo Renzi e Gentiloni.
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