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Concorso all'agenzia entrate per 140 funzionari tecnici ingegneri architetti

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    dipendeeeeeeeeeeeeeeeeeeee........
    da che punto di vista.........
    https://www.youtube.com/watch?v=GtujUCURgtM

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      Originariamente inviato da sissarelly2011 Visualizza il messaggio
      devo prendere la corrieraaaaaaaaa

      notte rol....:-)))))))
      notte ueue
      bacioni
      ciaoooo. notte

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        Operazione "Re Nero": sconcerto a San Marino

        Dieci gli arresti; 37 gli indagati in quella che è stata ribattezzata dalla procura di Forlì operazione “Re Nero”. Secondo gli investigatori l’Asset Banca di San Marino avrebbe organizzato uno sportello italiano per permettere agli imprenditori forlivesi di portare in Repubblica soldi in nero eludendo controlli e imposizioni fiscali. Questo sportello - secondo gli inquirenti - era la Banca di Credito e Risparmio di Romagna che nulla ha a che fare con il 'Credito di Romagna'. Il sistema adottato dall’Asset - hanno precisato magistrati e investigatori in conferenza stampa - peraltro sottraeva molti clienti alle altre banche che non potevano reggere la concorrenza.
        La vicenda è stata un vero e proprio shock per San Marino. Incredulità e sbigottimento i sentimenti più diffusi. Soprattutto hanno sconcertato le modalità con le quali è stato tratto in arresto Stefano Venturini, commercialista fra i più noti, stimato e rispettato da tutti. Apprezzato per la sua grande professionalità e serietà. Da quanto raccontato dal fratello al Resto del Carlino, Venturini sarebbe stato attirato in questura con una scusa. Una sorta di trappola scattata per farlo uscire dalla Repubblica. “Se non fosse una persona in buona fede - ha affermato il fratello - non avrebbe risposto all’invito”.


        http://www.libertas.sm/mobile/cont/news/san-marino-re-nero-udienza-preliminare-ieri-nuovo-atto-l-informazione/101941/1.html

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          Italia-San Marino: finisce la «guerra» su fisco e finanza

          La Convenzione in materia di collaborazione finanziaria votata definitivamente ieri dalla Camera mette fine allo scontro tra Italia e San Marino sulla questione fiscale.

          "Effettiva collaborazione sulla vigilanza nei settori bancario, finanziario e assicurativo, impegno comune contro il riciclaggio dei proventi di attività criminose, controllo dei movimenti transfrontalieri di denaro contante e valori assimilati".

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            Usura bancaria, indagati i vertici di Bnl, Unicredit, Mps e Popolare di Bari - Economia - iltempo

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              Derivati: Bazoli e Passera a giudizio per truffa. Indagato anche Gorno Tempini ora al vertice di Cdp - Repubblica.it

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                Unicredit: “Infondato l’impianto accusatorio”. “Unicredit ritiene infondato l’impianto accusatorio“. Così l’istituto di credito replica al provvedimento della Procura di Trani che vede tra gli indagati per usura anche il suo amministratore delegato Federico Ghizzoni. La banca sottolinea quindi di riporre “piena fiducia nell’operato dell’organo giudicante e confida che, come è avvenuto in casi analoghi che hanno interessato e interessano l’intero settore bancario, venga riconosciuta l’assoluta correttezza dell’operato”.

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                  Le piu' importanti azioni legali contro agenzie di rating e banche partono da una piccola provincia del Sud d'Italia. Dietro c'e' il pm Michele Ruggiero: un "esibizionista" per i colleghi.

                  ecco.....nella frase un "esibizionista"....è tutto qui il cancro di questo paese....

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                    Corruzione nel cuore dello Stato. Solo alla Difesa 130 dipendenti sotto accusa

                    Al Mef c'è chi si porta via pure i timbri. Nel giro di due anni hanno subito provvedimenti disciplinari per reati penali anche 800 dipendenti della Guardia di Finanza. Neppure la Presidenza del Consiglio e il Consiglio di Stato sono immuni. Ecco la radiografia degli illeciti nelle istituzioni che non avete mai letto. E l'Anac corre ai ripari: dipendenti onesti, segnalate a noi

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                      Al Tesoro c’è chi si porta via pure i timbri. Se parlare di 60 miliardi l’anno quasi non impressiona più, si possono però citare i 130 dipendenti della Difesa per i quali nel giro di due anni l’amministrazione ha avviato procedimenti disciplinari per fatti penalmente rilevanti. Certo potevano essere anche di più, visto che l’amministrazione conta 31.589 dipendenti tra militari e civili. Fatto sta che tra il 2013 e il 2014 per 109 di loro è scattata la sospensione cautelare dal servizio con privazione della retribuzione, cinque sono stati licenziati in tronco. A cercare bene si scopre che neppure la Presidenza del Consiglio, coi suoi 3.382 dipendenti, è immune agli illeciti: negli ultimi due anni Palazzo Chigi ha dovuto vedersela con un dirigente accusato di peculato e sei procedimenti disciplinari legati a vicende penali, una delle quali per rivelazione di segreto d’ufficio. Nel frattempo al Ministero dell’Economia e Finanze si sono registrati 15 casi su 11.507 dipendenti, compreso quello che s’è portato a casa i timbri dell’ufficio, e vai a sapere per farne cosa.


                      La mappa anche le guardie fanno i ladri
                      Pillole da una casistica che disegna una inedita “mappa della corruzione” nelle amministrazioni che sono il cuore dello Stato. La si ottiene analizzando una per una le “relazioni annuali sull’attività anticorruzione” che i funzionari responsabili della prevenzione delle amministrazioni pubbliche devono predisporre entro il 31 dicembre di ogni anno, così come previsto dalla legge Severino (n.190/2012), le norme in fatto pubblicità e trasparenza (decreto n. 33/2013) e le successive “disposizioni sulla condotta per i pubblici dipendenti” (n. 62/2013). Prescrizioni cui ha contribuito in maniera importante l’Autorità nazionale anticorruzione (Anac), fornendo le linee guida del Piano nazionale anticorruzione, elaborando schemi operativi e modelli organizzativi e operativi per le amministrazioni e predisposto formulari destinati alla raccolta, gestione e diffusione dei dati nei piani triennali delle singole PA.

                      Un articolato sistema di prevenzione e contrasto che – visti i numeri – sembra ancora insufficiente a contenere un fenomeno che si consuma prevalentemente nelle amministrazioni statali. Il bubbone, infatti, è tutto lì, come certificano le 341 sentenze pronunciate negli ultimi 10 anni dalla Corte dei Contiper casi di corruzione e concussione: il 62% ha riguardato i dipendenti dello Stato, a pari merito col 12% quelli dei comuni, sanità, enti previdenziali e assistenziali. Residuali, al momento, i reati che riguardano province, regioni e università.
                      Dunque il problema è nel cuore dello Stato. E la tendenza non sembra cambiare, anzi. Dai documenti aggiornati a dicembre si apprende anzi di amministrazioni che hanno visto raddoppiare gli episodi di illecito penale nel giro di un anno. Al Ministero per i Beni culturali ad esempio erano stati 12 nel 2013, nel 2014 sono stati 24. Altri rapporti fanno intravedere la penetrazione verticale dell’inquinamento corruttivo. Non fa gli argine, ad esempio, ilConsiglio di Stato. Siamo in casa di giudici, non ci si aspetterebbe che ladri e corrotti avessero dimora. Invece su 869 dipendentisono stati avviati 15 provvedimenti disciplinari per fatti penalmente rilevanti, due sono terminati con il licenziamento. E che cosa succede, allora, a casa delle guardie?
                      La Finanza reprime gli illeciti. Ma molto lavoro arriva direttamente dai suoi uffici, e su dimensioni di scala impressionanti. La Gdf conta 433 dirigenti, 2.477 ufficiali, 56mila tra ispettori, appuntati e finanzieri. Negli ultimi due anni le Fiamme Gialle hanno avviato ben 783 procedimenti disciplinari per fatti penali a carico dei propri dipendenti: 17 riguardano ufficiali, 766 personale non dirigente o direttivo. Con quali effetti e sanzioni? Una degradazione generale: 658 sanzioni disciplinari di corpo, 40 sospensioni disciplinari, 66 perdite di grado. Nota di colore: nel cortocircuito tra guardie e ladri spunta anche il finanziere “colluso con estranei per frodare la Finanza”.
                      La via italiana all’anticorruzione, visti questi, sembra ancora in salita. La difficoltà è palese, avvertita e denunciata sia dall’interno degli uffici pubblici e sia all’esterno, come in più occasioni ha segnalato la stessa Anac. I responsabili della trasparenza lo dicono chiaramente: a due anni dalla legge che è il perno delle politiche di contrasto al fenomeno, le amministrazioni non hanno poteri effettivi, non ricevono risorse adeguate, devono muoversi in un quadro normativo sempre più complesso e farraginoso che affastella leggi su leggi. Solo gli obblighi di pubblicazione hanno raggiunto quota 270. “Un monitoraggio efficace è difficilmente attuabile”, ammette Luigi Ferrara, da sei mesi responsabile anticorruzione del Mef, “anche in considerazione del fatto che l’Amministrazione non ha poteri d’indagine e che i terzi potenzialmente interessati sono molto numerosi”. E abbiamo visto quanto.

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