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L'angolo di ROL
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nei piccoli aeroporti d’Italia meglio conosciuti come aviosuperfici - una striscia d’asfalto e più spesso d’erba come pista, nascosta fra il grano, i boschi, non lontano dalle strade statali di provincia che diventano facili vie d’accesso e comode vie di fuga -, i decolli e gli atterraggi sono gratuiti e liberi. In ogni senso. È facoltà dei piloti, che normalmente si affidano a un vecchio classico, il Cessna 172, o a un Piper, dichiarare la propria identità e la merce trasportata. In teoria dovrebbero firmare un’autodenuncia. Nei fatti i controlli sono rarissimi se non nulli. Da qualche mese, alla cloche di molti velivoli, specie in arrivo dall’Albania, ci sono personaggi scafati i quali, magari, hanno precedenti di polizia e detenzioni. Volano sotto i 1.500 piedi (450 metri) per fregare i radar. Hanno materiale da nascondere: droga.
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Voluntary disclosure, condono bis ma sul vecchio già 20mila allarmi riciclaggio - Il Fatto Quotidiano
La prima voluntary disclosure conclusa a dicembre del 2015 con l’adesione di 129mila e 565 contribuenti infedeli ha destato sospetti di riciclaggio in 19mila e 479 casi, uno su sette. I dati sono contenuti nei Quaderni dell’antiriciclaggio dell’Uif di settembre. Il meccanismo messo in piedi nel 2015 dal governo Renzi prevede che l’Agenzia delle Entrate denunci alla Procura i reati fiscali compiuti dal contribuente che ha chiesto e ottenuto il condono. Il motivo della denuncia, però, non è l’indagine a suo carico, ma l’opposto: far certificare che l’evasore non è punibile perché si è fatto avanti da solo
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Nonostante i rappresentanti della maggioranza continuino a sostenere che la voluntary disclosure riguarda solo il versante fiscale, nelle banche e negli studi quelli che se ne intendono sospettano qualcosa di più grave. Il dato è impressionante anche per la provenienza della “denuncia”. Proprio per effetto delle voluntary disclosure, ci spiega l’Uif nei suoi Quaderni pubblicati a settembre scorso, “le segnalazioni effettuate da commercialisti e avvocati sono passate dalle 158 del primo semestre 2015 alle 3mila e 467 del corrispondente periodo del 2016”. A queste vanno aggiunte le oltre 10mila arrivate dalle banche. In pratica sono gli intermediari e i direttori delle filiali, soggetti pagati dagli evasori stessi o da chi fa affari con loro, ad alzare la paletta rossa del sospetto.
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