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L'angolo di ROL

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    1) il trust non è una società..
    2) il trustee non può gestire i beni come meglio crede..,,,
    3) 3) manca la figura più importante....(il protector....)

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      Originariamente inviato da ROL Visualizza il messaggio

      si, il mio ruolo. Ho lasciato perchè non mi piaceva l'ambiente ed optai per l'università.....mi sbaglliavo....
      Ma hai accresciuto la tua cultura

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        Originariamente inviato da strelizia Visualizza il messaggio

        Ma hai accresciuto la tua cultura
        non ho nessun rimpianto.....(dicevo solo che avevo dei preconcetti...)

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          Originariamente inviato da ROL Visualizza il messaggio

          non ho nessun rimpianto.....(dicevo solo che avevo dei preconcetti...)
          Anch'io pensavo alle elementari che c'era solo da imparare da chi insegna...

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            Originariamente inviato da ROL Visualizza il messaggio

            per chi volesse studiare un pò questo strumento....

            https://giornalesm.com/wp-content/up...IO-GARANTE.pdf
            forse non si capisce......aggiungo questo...


            TECNICA DEI SOTTOFONDI
            Il sottofondo è una posta contabile nella quale viene collocata una parte del fondo del trust. Possiamo avere un fondo in trust interamente suddiviso in sottofondi o solo una parte di esso. Questa tecnica è spesso utilizzata per consentire una più facile rendicontazione ai beneficiari. Quando è interamente collocato in sottofondi, il fondo in trust esiste solo concettualmente, ma è vuoto.
            Potrei avere un sottofondo formato ad es. di investimenti più prudenti e altri sottofondi formati da investimenti più rischiosi, posso avere un sottofondo tutto immobilizzato, per un destinatario che crede al mattone, e un altro sottofondo tutto liquido. In ogni caso il rendimento prodotto da un sottofondo rimane nel sottofondo stesso.
            Dal punto di vista contabile, può nascere il problema di avere dei costi generali del fondo in trust che non riguardano il singolo sottofondo, come ad esempio il compenso del trustee, che è un costo generale del fondo in trust, non del sottofondo specifico. Pertanto c’è l’esigenza di attribuire il costo generale ai singoli sottofondi. Quando abbiamo (ma è un caso limite) un fondo interamente liquido, suddiviso in sottofondi, un criterio potrebbe essere attribuire il costo generale in percentuale in proporzione al valore del sottofondo. Più complicato è nel caso di sottofondi costituiti in parte in finanza e in parte in immobili, dovrei procedere in questo caso alla valutazione, ogni anno, del sottofondo; ciò comporta però un aggravio di costi notevole di perizie, magari solo per poter attribuire un costo di poche migliaia di euro. Occorre quindi impartire al trustee un criterio molto elastico, come d’altronde accade in Inghilterra.
            La tecnica dei sottofondi è particolarmente efficace quando abbiamo degli immobili che sappiamo già a chi vanno destinati ad esempio ad una certa persona appartenente ad una certa discendenza, quindi l’immobile ha già un suo indirizzo destinatorio. In questo caso io creo dei sottofondi per l’attribuzione finale ai beneficiari.
            Quando questo indirizzo destinatorio non ce l’ho, perché non so quell’immobile a chi lo darò, quanti beneficiari avrò, quest’immobile nel sottofondo non lo posso mettere, lo lascerò nel fondo generale.
            Quando scriveremo la clausola sull’attribuzione finale o sulle anticipazioni, diremo: ogni sottofondo appartiene al discendente della famiglia di Giovanni, alla famiglia di Maurizio; abbiamo già prediviso il fondo, per cui se quel sottofondo si impoverisce, il beneficiario di quel sottofondo, e solo lui, prenderà di meno.
            Si dice che ogni fondo è intitolato ad una persona.
            Suddividere il fondo in trust in sottofondi dà modo di isolare le vicende di ciascun beneficiario: una volta che il fondo sia stato suddiviso in sottofondi, uno per ciascun soggetto destinatario di reddito, con possibilità di accumulazione, il reddito da impiegare per il mantenimento e l’educazione di ciascun beneficiario non è più una quota del reddito generale del fondo, ma una somma non eccedente lo specifico reddito prodotto dal sottofondo a lui destinato; il reddito gli sarà interamente versato al raggiungimento di una certa età e il sottofondo gli sarà trasferito al raggiungimento di una ulteriore età.
            Un importante risvolto gestionale del sottofondo è che si può attribuire un ruolo nel sottofondo al destinatario dell’attribuzione finale, che nel trust non potrei dargli. Un ruolo di concorso nella gestione che inizialmente spetta al destinatario dell’attribuzione, poi può passare, alla eventuale sua morte, a coloro i quali il sottofondo è destinato, se intendono continuare ad avere un ruolo e sono capaci di farlo.
            Legato a questo discorso vi è la tecnica dei beni prenotati che si verifica quando il disponente nelle disposizioni attributive del fondo del trust salta i legittimari in favore dei figli di questi. I legittimari non riceveranno la proprietà dei beni, la proprietà andrà ai loro figli, ma finchè i legittimari sono in vita hanno una serie di poteri. Il trustee concorda con i legittimari di dividere il fondo in sottofondi per quanti sono i figli dei legittimari. I poteri che si possono dare ai legittimari riguardano sia il reddito del sottofondo che le scelte gestionali; ad esempio sugli immobili, una scelta gestionale è quella per il legittimario di poter dire al trustee se scegliere di viverci, se locarlo a breve termine o a lungo termine. Si può dare al legittimario anche il potere di dire al trustee di vendere un bene del sottofondo, ovviamente vendere significa che nel sottofondo rimane il corrispettivo in denaro, non si intasca i soldi. Questa è la differenza dal potere concessogli dal trustee rispetto al fatto che, se fosse veramente suo, si intascherebbe i soldi. C’è da dire, ancora, che il limite di questo potere di dare ordini al trustee è pur sempre che si deve trattare di operazioni che non impoveriscono il fondo in trust, che, ricordiamolo, è destinato ai nipoti.
            Il sottofondo soddisfa anche l’esigenza di un eventuale apportatore esterno che vuole che il suo apporto vada precisamente a favore di quel beneficiario del sottofondo specifico.
            L’applicazione pratica più importante della tecnica dei sottofondi riguarda la possibilità di passare i beni da un sottofondo ad un altro.
            Essendo il sottofondo una posta contabile, passare da un sottofondo ad un altro significa, in concreto, che la famiglia di Giovanni, che ha un suo sottofondo dove è inclusa la casa di Cortina, può cedere questo immobile alla famiglia di Maurizio, a cui interessa, in cambio di danaro. La casa non viene venduta, la casa passa contabilmente da un sottofondo ad un altro.
            I sottofondi consentono, quindi, di trasferire diritti su beni senza trasferire il bene, passano semplicemente da un sottofondo all’altro.

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              Originariamente inviato da ROL Visualizza il messaggio

              forse non si capisce......aggiungo questo...


              TECNICA DEI SOTTOFONDI
              Il sottofondo è una posta contabile nella quale viene collocata una parte del fondo del trust. Possiamo avere un fondo in trust interamente suddiviso in sottofondi o solo una parte di esso. Questa tecnica è spesso utilizzata per consentire una più facile rendicontazione ai beneficiari. Quando è interamente collocato in sottofondi, il fondo in trust esiste solo concettualmente, ma è vuoto.
              Potrei avere un sottofondo formato ad es. di investimenti più prudenti e altri sottofondi formati da investimenti più rischiosi, posso avere un sottofondo tutto immobilizzato, per un destinatario che crede al mattone, e un altro sottofondo tutto liquido. In ogni caso il rendimento prodotto da un sottofondo rimane nel sottofondo stesso.
              Dal punto di vista contabile, può nascere il problema di avere dei costi generali del fondo in trust che non riguardano il singolo sottofondo, come ad esempio il compenso del trustee, che è un costo generale del fondo in trust, non del sottofondo specifico. Pertanto c’è l’esigenza di attribuire il costo generale ai singoli sottofondi. Quando abbiamo (ma è un caso limite) un fondo interamente liquido, suddiviso in sottofondi, un criterio potrebbe essere attribuire il costo generale in percentuale in proporzione al valore del sottofondo. Più complicato è nel caso di sottofondi costituiti in parte in finanza e in parte in immobili, dovrei procedere in questo caso alla valutazione, ogni anno, del sottofondo; ciò comporta però un aggravio di costi notevole di perizie, magari solo per poter attribuire un costo di poche migliaia di euro. Occorre quindi impartire al trustee un criterio molto elastico, come d’altronde accade in Inghilterra.
              La tecnica dei sottofondi è particolarmente efficace quando abbiamo degli immobili che sappiamo già a chi vanno destinati ad esempio ad una certa persona appartenente ad una certa discendenza, quindi l’immobile ha già un suo indirizzo destinatorio. In questo caso io creo dei sottofondi per l’attribuzione finale ai beneficiari.
              Quando questo indirizzo destinatorio non ce l’ho, perché non so quell’immobile a chi lo darò, quanti beneficiari avrò, quest’immobile nel sottofondo non lo posso mettere, lo lascerò nel fondo generale.
              Quando scriveremo la clausola sull’attribuzione finale o sulle anticipazioni, diremo: ogni sottofondo appartiene al discendente della famiglia di Giovanni, alla famiglia di Maurizio; abbiamo già prediviso il fondo, per cui se quel sottofondo si impoverisce, il beneficiario di quel sottofondo, e solo lui, prenderà di meno.
              Si dice che ogni fondo è intitolato ad una persona.
              Suddividere il fondo in trust in sottofondi dà modo di isolare le vicende di ciascun beneficiario: una volta che il fondo sia stato suddiviso in sottofondi, uno per ciascun soggetto destinatario di reddito, con possibilità di accumulazione, il reddito da impiegare per il mantenimento e l’educazione di ciascun beneficiario non è più una quota del reddito generale del fondo, ma una somma non eccedente lo specifico reddito prodotto dal sottofondo a lui destinato; il reddito gli sarà interamente versato al raggiungimento di una certa età e il sottofondo gli sarà trasferito al raggiungimento di una ulteriore età.
              Un importante risvolto gestionale del sottofondo è che si può attribuire un ruolo nel sottofondo al destinatario dell’attribuzione finale, che nel trust non potrei dargli. Un ruolo di concorso nella gestione che inizialmente spetta al destinatario dell’attribuzione, poi può passare, alla eventuale sua morte, a coloro i quali il sottofondo è destinato, se intendono continuare ad avere un ruolo e sono capaci di farlo.
              Legato a questo discorso vi è la tecnica dei beni prenotati che si verifica quando il disponente nelle disposizioni attributive del fondo del trust salta i legittimari in favore dei figli di questi. I legittimari non riceveranno la proprietà dei beni, la proprietà andrà ai loro figli, ma finchè i legittimari sono in vita hanno una serie di poteri. Il trustee concorda con i legittimari di dividere il fondo in sottofondi per quanti sono i figli dei legittimari. I poteri che si possono dare ai legittimari riguardano sia il reddito del sottofondo che le scelte gestionali; ad esempio sugli immobili, una scelta gestionale è quella per il legittimario di poter dire al trustee se scegliere di viverci, se locarlo a breve termine o a lungo termine. Si può dare al legittimario anche il potere di dire al trustee di vendere un bene del sottofondo, ovviamente vendere significa che nel sottofondo rimane il corrispettivo in denaro, non si intasca i soldi. Questa è la differenza dal potere concessogli dal trustee rispetto al fatto che, se fosse veramente suo, si intascherebbe i soldi. C’è da dire, ancora, che il limite di questo potere di dare ordini al trustee è pur sempre che si deve trattare di operazioni che non impoveriscono il fondo in trust, che, ricordiamolo, è destinato ai nipoti.
              Il sottofondo soddisfa anche l’esigenza di un eventuale apportatore esterno che vuole che il suo apporto vada precisamente a favore di quel beneficiario del sottofondo specifico.
              L’applicazione pratica più importante della tecnica dei sottofondi riguarda la possibilità di passare i beni da un sottofondo ad un altro.
              Essendo il sottofondo una posta contabile, passare da un sottofondo ad un altro significa, in concreto, che la famiglia di Giovanni, che ha un suo sottofondo dove è inclusa la casa di Cortina, può cedere questo immobile alla famiglia di Maurizio, a cui interessa, in cambio di danaro. La casa non viene venduta, la casa passa contabilmente da un sottofondo ad un altro.
              I sottofondi consentono, quindi, di trasferire diritti su beni senza trasferire il bene, passano semplicemente da un sottofondo all’altro.
              Rol, non l'ho letto, l'ho solo salvato stamattina...

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                https://ricerca.repubblica.it/repubb...emburgo22.html

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                  https://www.ilgazzettino.it/nordest/...a-4166206.html

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                    http://www.dagospia.com/rubrica-4/bu...olo-181618.htm

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                      http://www.gdf.gov.it/stampa/ultime-...ilioni-di-euro

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                      Sto operando...
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