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Originariamente inviato da strelizia Visualizza il messaggioMah... io vorrei fare qualcosa di ancora piu' concreto...ma non so ancora cosa... la gente non legge neppure piu', a parte me e qualche altro...
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Originariamente inviato da ROL Visualizza il messaggioIAS, ossia International Accounting Standards, ora rinominati IFRS, International Financial Reporting Standards, meglio noti come i nuovi principi contabili internazionali.
E’ immediato chiedersi il motivo per cui vengano utilizzate indistintamente due sigle per indicare un corpo unico di principi.
International Accounting Standards, acronimo originariamente dato ai principi, evidenziava il taglio prettamente contabile (accounting) su cui gli esperti avevano elaborato i principi stessi.
Col tempo tale orientamento è stato parzialmente ridimensionato attraverso l’introduzione degli
attuali International Financial Reporting Standards, ossia principi atti a garantire il trasferimento di informazioni di importante livello qualitativo, a carattere sia contabile che finanziario, attraverso la redazione di documenti (bilanci) comprensibili anche ai non “addetti ai lavori”.
Attualmente i principi contabili internazionali possono essere suddivisi in due branchie; la prima, è formata da 5 documenti volti a chiarire gli aspetti tecnici più difficoltosi da affrontare in fase di transizione dai principi contabili nazionali e per questo vengono indicati come IFRS; gli altri principi individuano il corretto trattamento di singole partite contabili o situazioni particolari e derivano direttamente dagli originari IAS.
Allo scopo di fornire una guida per la comprensione e l’applicazione dei principi contabili internazionali, è stato predisposto il Framework, ossia una raccolta di regole generali per la corretta interpretazione dei principi.
Il Framework riprende come assunti, posti alle fondamenta della redazione del bilancio, la
competenza economica delle poste rilevate e la prospettiva di funzionamento dell’azienda (continuità aziendale); inoltre specifica le caratteristiche qualitative che l’informazione resa in bilancio dovrebbe presentare.
Ora secondo me a voi non sarà richiesto nel dettaglio il principio (spero) ma unicamente la conoscenza di alcuni concetti che si riverberano/riverberanno sui “nostri” bilanci …
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Originariamente inviato da ROL Visualizza il messaggioCome tutti sapete il metodo del costo storico si disinteressa delle modificazioni che possono intervenire durante la vita dell’attività o della passività sottostante, a meno che si verifichino delle perdite di valore, nel qual caso l’attività è svalutata quando la legge lo preveda).
Nel caso delle attività immobilizzate il criterio del costo storico subisce l’ammortamento per far partecipare le attività utilizzate per più periodi amministrativi ai risultati aziendali, e si denomina “costo storico ammortizzato”. Questo metodo si basa sul presupposto della rilevazione iniziale del costo di acquisizione dell’attività immobilizzata in base al “costo”, che è suddiviso nei periodi successivi di utilizzo del bene tramite l’imputazione dell’ammortamento al conto economico. I valori espressi in bilancio in base al metodo del “costo storico” sono valori molto attendibili, in quanto la loro misurazione è certa e documentabile, ma si tratta di valori “passati”, che non tengono conto dei plusvalori che nel tempo essi hanno maturato nonostante l’utilizzo o l’obsolescenza.
Il principio del “fair value” è un metodo di valutazione che si basa sul presupposto che i valori espressi in bilancio riflettano il loro valore di scambio. Alla data di acquisizione il fair value e il costo storico coincidono. Nei periodi successivi però il valore delle attività e delle passività esposte in bilancio è adeguato al valore equivalente al corrispettivo al quale l’attività può essere scambiata, o la passività estinta, in una libera transazione fra parti consapevoli e disponibili. Dunque i valori esposti in base al fair value sono valori “correnti”, che potrebbero corrispondere il corrispettivo in una vendita possibile in quella data. Certamente sono valori molto utili al lettore del bilancio, perché consentono di valutare il capitale dell’impresa a valori correnti, e quindi consentono di avvicinarsi alla quantificazione del “capitale economico dell’impresa”. Il problema sta nel fatto che la quantificazione del fair value può non essere attendibile per tutte le poste di bilancio, in quanto tale parametro a volte è poco documentabile, oppure certe attività e passività non hanno un mercato attivo nel quale è presumile ottenere quotazioni realistiche
Ricapitolando….
I dati esposti con il metodo del costo, al netto dell’ammortamento, sono dati attendibili e certi, ma sono dati obsoleti, che non consentono di valutare l’effettivo patrimonio dell’azienda che si è modificato dal momento di acquisizione dei beni sulla base dell’esperienza e dell’avviamento auto-generato. Si tratta inoltre di dati prevedibili, che non si modificano nel tempo oppure diminuiscono nel tempo per mezzo dell’ammortamento o delle svalutazioni per perdite di valore.
I dati esposti con il metodo del fair value invece sono dati “volatili”, che si modificano ad ogni data di bilancio tenendo conto delle quotazioni esterne, e che rendono i risultati aziendali soggetti alle modificazioni del mercato.
Con il metodo del fair value infatti l’attività e la passività è esposta in bilancio in base alla quotazione o al corrispettivo emergente dalla valutazione in quella data, e la differenza rispetto al fair value precedente è imputato al conto economico oppure ad una riserva del patrimonio netto: questo dipende dal tipo di attività (o di passività). La variazione di fair value dà volatilità al patrimonio aziendale perché dipende da quotazioni che possono avere oscillazioni rilevanti.
Le finalità del bilancio nei principi contabili internazionali sono quelle di fornire informazioni strutturate sulla posizione finanziaria, sul risultato economico e sui flussi di disponibilità liquide di un’impresa, utili a diversi utilizzatori del bilancio. Per questo motivo tutti i principi contabili internazionali mirano a fornire informazioni qualitative che permettano al “lettore” di prendere decisioni riferite all’azienda o al gruppo in esame.
Le valutazioni al fair value di tutte le attività e le passività di stato patrimoniale sono però impossibili, soprattutto quando la quantificazione del fair value non è effettuabile in modo diretto (assenza di un mercato attivo) oppure quando non esistono tecniche di valutazione accettabili dal mondo economico, documentabili e ripercorribili
Quindi I principi contabili internazionali non consentono di valutare tutte le attività e le passività dello stato patrimoniale al “fair value”, né impongono valutazioni di mercato per i beni aziendali: solo alcune aree di bilancio possono o devono essere valutate al valore equo, ma a condizione che la quotazione possa essere attendibilmente quantificata e verificabile.
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Originariamente inviato da ROL Visualizza il messaggioNei principi contabili internazionali gli elementi dell’attivo e del passivo possono essere misurati ed esposti in bilancio in base a differenti criteri di valutazione rispetto alle note regole italiane:
criterio del fair value (attività finanziarie detenute per negoziazione, strumenti finanziari derivati, attività finanziarie detenute per la vendita, prodotti agricoli e attività biologiche, investimenti immobiliari, passività finanziarie detenuti per negoziazione
criterio del fair value al netto dell’ammortamento – “costo rivalutato” (immobilizzazioni materiali di tipo strumentale, immobilizzazioni immateriali)
criterio del fair value al netto dei costi di dimissione (per attività immobilizzate destinate alla vendita)
criterio dell’amortized cost (per attività e passività finanziarie detenute fino alla scadenza, per debiti e crediti finanziari)
criterio del costo corrente (per i fondi scadenti a lungo termine)
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Originariamente inviato da ROL Visualizza il messaggioCriterio del fair value . Il fair value è il corrispettivo al quale un’attività può essere scambiata, o una passività estinta, in una libera transazione fra parti consapevoli e disponibili
ATTENZIONE : Il fair value differisce dal valore in uso, perché il fair value riflette la conoscenza e le stime dei soggetti economici presenti sul mercato, come anche i fattori che sono rilevanti per coloro che sono presenti sul mercato in generale. Al contrario, il valore d’uso riflette la conoscenza e le stime dell’impresa, come pure i fattori specifici di una determinata entità economica e non applicabili alle imprese nel loro insieme. Se un’impresa è in grado di quantificare in modo attendibile il fair value sia dell’attività ricevuta sia del corrispettivo dato in cambio (inteso sia come prezzo pagato sia come valutazione dell’attività data in scambio) la quantificazione del corrispettivo pagato può essere una misurazione attendibile del costo dell’attività ricevuta.
Criterio del costo corrente. Le attività sono iscritte all’importo di denaro che dovrebbe esser pagato se la stessa attività o una sua equivalente fosse acquisita al momento attuale. Le passività sono iscritte all’importo di denaro o suo equivalente non attualizzato che si prevede sarebbe necessario per estinguere l’obbligazione al momento attuale.
Valore di realizzo. Le attività sono iscritte al valore del denaro o suo equivalente che potrebbe essere ottenuto, al momento attuale, vendendo un’attività in una dismissione non forzosa. Le passività sono iscritte ai loro valori di regolamento; ovverosia, al valore non attualizzato di denaro o suo equivalente che si suppone debba essere pagato per estinguere le passività nel normale svolgimento dell’attività.
Valore attualizzato. Le attività sono iscritte al valore attuale attualizzato dei futuri flussi finanziari netti in entrata che si prevede che l’elemento possa generare nel normale svolgimento dell’attività. Le passività sono iscritte al valore attuale attualizzato dei futuri flussi finanziari netti in uscita che si prevede siano necessari per estinguere le passività nel normale svolgimento dell’attività.
Costo ammortizzato. Il costo ammortizzato di un’attività o una passività è l’ammontare al quale l’attività o passività è valutata al momento della rilevazione iniziale, meno i rimborsi di capitale, più o meno l’ammortamento accumulato, utilizzando il metodo dell’interesse effettivo, di tutte le differenze tra il valore iniziale ed il valore alla scadenza, e meno le riduzioni per perdita di valore o non incassabilità. Per calcolare il costo ammortizzato di un’attività o passività finanziaria e per imputare all’esercizio di competenza gli interessi attivi o passivi si utilizza il metodo del tasso di interesse effettivo, che è quel tasso di interesse che raccorda esattamente il valore contabile agli incassi o pagamenti futuri lungo la vita dello strumento finanziario o, se appropriato lungo un periodo più breve. Il calcolo comprende tutte le commissioni ed i margini pagati o ricevuti che sono parte integrante del tasso d’interesse, i costi di transazione e tutti gli altri premi o sconti. Vi è la presunzione che i flussi di cassa e la vita attesa di un gruppo di strumenti finanziari simili possano essere stimati attendibilmente.
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