Cara Redazione,
seguo con molto interesse questo blog. Vi ringrazio per avermi risposto in un paio di occasioni per questioni relative a concorsi pubblici che avevo tentato. Oggi non vi scrivo per un consiglio, vorrei raccontare la mia storia che ritengo emblematica per la mia generazione.
Ho 32 anni, provengo da una famiglia benestante e normale. Mi sono laureato a 24 anni in Economia e Commercio alla Cattolica di Milano, con 110 e lode e una tesi di economia aziendale. Durante gli studi ho fatto un Erasmus, poi un progetto Socrates post-laurea e infine un master in Organizzazione e Management dei Processi Distributivi. Ho studiato molto, lavorato duramente e non ho lasciato niente al caso.
Dai 25 ai 30 anni ho fatto nell’ordine: due stage di sei mesi perché non avevo esperienza per ambire ad altro, con solo rimborso spese; un anno in un call center per una nota carta di credito; otto mesi in un call center facendo marketing di prodotti finanziari; tre anni in un gruppo bancario con contratto di formazione, scaduto il quale ne hanno assunti altrettanti con contratto di formazione e a noi ormai “troppo vecchi” non hanno rinnovato il contratto; sei mesi in un customer care per prodotti assicurativi.
Scaduto l’ultimo contratto e non rinnovato, mi sono reso conto che ero diventato troppo vecchio per il mercato del lavoro, che era difficile anche solo ottenere un colloquio e che le mie competenze date dalla laurea si erano ormai “atrofizzate”, mentre mi perdevo dietro a mille lavori sottopagati. Ho letteralmente “deposto le armi”, sono restato a casa senza cercare più lavoro e uscendo per vagare a caso dove capitava. Ho conosciuto dei ragazzi che si guadagnavano da vivere suonando per strada e visto che non sono male con la chitarra, mi sono unito a loro. Solo che loro suonavano a Milano, io avevo paura di essere riconosciuto da qualche ex collega o da amici, a cui non avevo detto niente. Inoltre a Milano si paga per suonare per strada, non vale la pena.
Da due anni, nel weekend prendo il treno e vado da qualche parte, Padova, Verona, Reggio Emilia, Parma, Savona, a volte arrivo fino a Siena, Firenze e d’estate mi concentro sull’Emilia Romagna, sulle località di mare soprattutto. Suono per strada, raccolgo 50-60 euro al giorno e mi bastano per vivere una settimana, grazie anche alla pensione di mia madre e allo stipendio di mio fratello che ha avuto più successo di me nel lavoro avendo scelto una laurea in ingegneria civile. D’estate mi capita anche la fortuna di suonare in qualche locale all’aperto e guadagno qualcosa di più.
Fatti i conti, guadagno infine un po’ di più di quando lavoravo nei call center o nelle compagnie di assicurazione, non sono però obbligato a lavorare otto ore per farmene pagare quattro e non devo spendere mezzo stipendio in mezzi pubblici e auto. Ho ridimensionato per forza le mie aspettative, ma mi va bene così. Ogni tanto faccio ancora qualche colloquio, ma poi mi offrono il solito posto sottopagato, faccio due conti e concludo sempre che rispetto a suonare per strada non mi conviene.
Ho fatto un conto che avrei voluto fare a 19 anni, quando mi sono iscritto all’università. Una media di 1200 euro al mese al netto di spese (a dicembre e gennaio o agosto si va anche sui 3000 al mese) per 12 mesi all’anno, per 13 anni fanno 187.000 euro. E’ quello che avrei oggi se non mi fossi messo a studiare in un Paese in cui vale la raccomandazione e niente la laurea e se non avessi accettato quelle gigantesche perdite di tempo e denaro, quelle umiliazioni colossali che sono gli stage e i contratti a progetto.
Un caro saluto,
Marcello
fonte altro sito
Stamane ho letto questa lettera preso da un famoso blog e sono rimasto davvero sconcertato questo è il sistema del nostro paese Italia, e voi amici di concorsi.it cosa ne pensate ?avete esperienze di questo genere a voi i commenti grazie
seguo con molto interesse questo blog. Vi ringrazio per avermi risposto in un paio di occasioni per questioni relative a concorsi pubblici che avevo tentato. Oggi non vi scrivo per un consiglio, vorrei raccontare la mia storia che ritengo emblematica per la mia generazione.
Ho 32 anni, provengo da una famiglia benestante e normale. Mi sono laureato a 24 anni in Economia e Commercio alla Cattolica di Milano, con 110 e lode e una tesi di economia aziendale. Durante gli studi ho fatto un Erasmus, poi un progetto Socrates post-laurea e infine un master in Organizzazione e Management dei Processi Distributivi. Ho studiato molto, lavorato duramente e non ho lasciato niente al caso.
Dai 25 ai 30 anni ho fatto nell’ordine: due stage di sei mesi perché non avevo esperienza per ambire ad altro, con solo rimborso spese; un anno in un call center per una nota carta di credito; otto mesi in un call center facendo marketing di prodotti finanziari; tre anni in un gruppo bancario con contratto di formazione, scaduto il quale ne hanno assunti altrettanti con contratto di formazione e a noi ormai “troppo vecchi” non hanno rinnovato il contratto; sei mesi in un customer care per prodotti assicurativi.
Scaduto l’ultimo contratto e non rinnovato, mi sono reso conto che ero diventato troppo vecchio per il mercato del lavoro, che era difficile anche solo ottenere un colloquio e che le mie competenze date dalla laurea si erano ormai “atrofizzate”, mentre mi perdevo dietro a mille lavori sottopagati. Ho letteralmente “deposto le armi”, sono restato a casa senza cercare più lavoro e uscendo per vagare a caso dove capitava. Ho conosciuto dei ragazzi che si guadagnavano da vivere suonando per strada e visto che non sono male con la chitarra, mi sono unito a loro. Solo che loro suonavano a Milano, io avevo paura di essere riconosciuto da qualche ex collega o da amici, a cui non avevo detto niente. Inoltre a Milano si paga per suonare per strada, non vale la pena.
Da due anni, nel weekend prendo il treno e vado da qualche parte, Padova, Verona, Reggio Emilia, Parma, Savona, a volte arrivo fino a Siena, Firenze e d’estate mi concentro sull’Emilia Romagna, sulle località di mare soprattutto. Suono per strada, raccolgo 50-60 euro al giorno e mi bastano per vivere una settimana, grazie anche alla pensione di mia madre e allo stipendio di mio fratello che ha avuto più successo di me nel lavoro avendo scelto una laurea in ingegneria civile. D’estate mi capita anche la fortuna di suonare in qualche locale all’aperto e guadagno qualcosa di più.
Fatti i conti, guadagno infine un po’ di più di quando lavoravo nei call center o nelle compagnie di assicurazione, non sono però obbligato a lavorare otto ore per farmene pagare quattro e non devo spendere mezzo stipendio in mezzi pubblici e auto. Ho ridimensionato per forza le mie aspettative, ma mi va bene così. Ogni tanto faccio ancora qualche colloquio, ma poi mi offrono il solito posto sottopagato, faccio due conti e concludo sempre che rispetto a suonare per strada non mi conviene.
Ho fatto un conto che avrei voluto fare a 19 anni, quando mi sono iscritto all’università. Una media di 1200 euro al mese al netto di spese (a dicembre e gennaio o agosto si va anche sui 3000 al mese) per 12 mesi all’anno, per 13 anni fanno 187.000 euro. E’ quello che avrei oggi se non mi fossi messo a studiare in un Paese in cui vale la raccomandazione e niente la laurea e se non avessi accettato quelle gigantesche perdite di tempo e denaro, quelle umiliazioni colossali che sono gli stage e i contratti a progetto.
Un caro saluto,
Marcello
fonte altro sito
Stamane ho letto questa lettera preso da un famoso blog e sono rimasto davvero sconcertato questo è il sistema del nostro paese Italia, e voi amici di concorsi.it cosa ne pensate ?avete esperienze di questo genere a voi i commenti grazie
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