Originariamente inviato da scaluzzi
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Il fatto è che [purtroppo], molti residenti del cosìdetto "ricco nord-est" (formula a mio parere abusata), preferiscono il privato proprio ideologicamente, anche per scarsa fiducia nello Stato, non solo per l'oggettiva abbondanza di lavoro (sì, ma sottoqualificato soprattutto per noi laureati in materie economiche e giuridiche).
Spero che modifichino certi convincimenti errati e i settentrionali si prendano il loro giusto peso proporzionale nell'impiego pubblico dello stato italiano.Gabriele
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La differenza forse sta nel fatto che qui si prova il concorso tanto per provare, senza quella motivazione che dopo ti spinge anche a studiare e quindi c'è una minore percentuale di persone residenti che passano.
Poi bastasse solo la motivazione, io ero motivatissimo per l'AE e ho fatto veramente schifo lo stesso eheh (ci rido sopra per non piangere)Davide
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Caro Davide, se i settentrionali provassero, anche solo per provare, in numero proporzionale alla effettiva distribuzione della popolazione italiana, oggi non ci sarebbe una disparità così netta nella provenienza geografica dell'impiego pubblico.
Come ti dicevo però "la colpa", se così la possiamo definire, non è dello Stato, né dei giovani del sud, ma in primo luogo di tanti giovani del nord che disprezzano (non è il tuo caso), il posto pubblico, o forse lo ritengono troppo difficile da passare rispetto all'aziendella sotto casa che ha sempre bisogno di operai.
Certo anche lo Stato ha una sua notevole responsabilità nel disamore verso se stesso, soprattutto delle popolazioni settentrionali, ma questa è un'altra storia...Gabriele
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Si hai ragione Gabriele, infatti tra tutti i miei ex-compagni di università l'unico a fare concorsi sono io, gli altri lavorano tutti nel privato. qui (ma penso sia così anche nelle marche dove stai) non abbiamo tutta questa cultura del lavoro pubblico. Intanto io ho portato anche mia morosa in questa strada... nel mio piccolo qualcosa sto facendo.Davide
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Di tutti i miei amici nessuno lavora in un posto pubblico, né ci ha provato, anche quei pochi che sono laureati.
Io ho succhiato letteralmente questa passione da mia madre, che ha lavorato per 35 anni in un ente locale, e me lo sono sempre posto come obiettivo.
Anche io cerco di spronare i miei amici, almeno quelli laureati, ad osare di più, ma sono tutti più o meno adagiati, l'è dura. In effetti a ben guardare quei "lavoracci", tuttavia gli permettono di togliersi tante soddisfazioni, mentre io sono ancora alla ricerca di questo che per loro è un mito (non me lo dicono in faccia ma so che sotto certi aspetti mi considerano uno scansafatiche, anche se intellettuale, per la mia cocciutaggine ad insistere) per cui ben pochi possono aspirare.Gabriele
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allora siamo entrambi figli di dipendenti pubblici Gabriele, i miei lavorano in un ente locale.
Abbiamo lo stato nel sangue evidentemente...
Chi l'ha dura la vince e se davvero cerchi in questo ambito prima o poi riesci, magari forse già all'AE.
Ci si impiega di più magari ma alla fine si starà meglio.Davide
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Originariamente inviato da timea77 Visualizza il messaggiograzie per avermi salvata dalla Cia.
ps: ho chiesto io alla cia se potevano farmi un favore, e trafugare la formula di calcolo, ma, non so perche', mi hanno guardato male...
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concordo in linea generale con il vostro discorso (gabriele e wizard)...in effetti, sarà un caso forse, ma ANCHE mio padre ha lavorato per 35 anni in un ente pubblico....per l'esattezza ha lavorato nelle Ferrovie dello Stato ed é andato in pensione nel 1992, ovvero esattamente un anno prima della privatizzazione dell'ente pubblico. Quindi effettivamente possiamo affermare che STATISTICAMENTE se il padre/madre ha lavorato nella p.a. anche i figli saranno maggiormente impiegati nel lavoro pubblico piuttosto che nel privato. Per esempio, anche mia sorella lavora in un ente pubblico, lavora in una ASL....
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