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facendo 4 passi in un'Italia a inizio a.s. (fatevene un'idea!)

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    facendo 4 passi in un'Italia a inizio a.s. (fatevene un'idea!)

    Vi propongo di fare una oassegiata per l'Italia, prendendo alcune storie simbolo che vi faranno capire in che condizioni inizia questo nuovo anno scolastico e di farvi quindio un'opinione su quanto (non) s'investa nel nostro paese in materia di istruzine e formazione:


    Prima storia: ecco cosa succede a Milano (la "capitale" del Nord Italia):

    "Non ci sono sedie, portatele da casa" L'appello della preside agli studenti - Milano - Repubblica.it

    Ecco invece cosa succede a Roma (la capitale d'Italia!):

    Classi sempre più affollate fino a 35 studenti in un'aula - Roma - Repubblica.it

    Un po' dappertutto in Italia:

    La scuola scoppia, ecco le superclassi Nei licei anche 35 alunni per aula - Repubblica.it

    Adesso una testimonianza in prima persona dal Lazio:

    «Qui in coda da nove anni senza poter pensare al futuro» - Il Messaggero

    Una testimonianza tra Brescia e Palermo:

    "Calpestati 14 anni di sacrifici per loro siamo solo dei numeri" - Repubblica.it

    Adesso spostiamoci su Padova:

    Scuola, ottocento precari senza lavoro a Padova | il mattino di Padova

    L'esercito dei "vecchi" o dei giovani che invecchieranno nel limbo:

    Precari, un “esercito” sempre pi vecchio: coprono quasi la met delle cattedre - Il Messaggero

    Equiparati ai call center:

    I call center delle cattedre - Repubblica.it

    E adesso che ne pensate della maniera con cui un docente è trattato in Italia? E che ne pensate soprattutto dopo aver fatto un paragone (potete reperire informazini, al riguardo, su internet e scommetto che sarete anche più bravi di me)d i come viene trattato nel resto dell'UE e, soprattutto, nel Centro Nord dei paesi europei?

    #2
    Ecco come l'Italia investe nella scuola

    L'Italia non investe in istruzione Ocse: "Spesa per scuola a ultimi posti" - Repubblica.it


    L'INDAGINE

    L'Italia non investe in istruzione
    Ocse: "Spesa per scuola a ultimi posti"


    Solo la Repubblica Slovacca dietro di noi. Gli insegnanti sono pagati meno della media, soprattutto ai livelli più alti di anzianità di servizio. Studenti inchiodati sui banchi di scuola per ore e ore ma con poco o scarso rendimento



    ROMA - L'italia spende il 4,5% del pil nelle istituzioni scolastiche, contro una media Ocse del 5,7%. Solo la Repubblica Slovacca spende meno tra i paesi industrializzati, secondo quanto emerge dallo studio Ocse sull'istruzione. Nel suo insieme, la spesa pubblica nella scuola (inclusi sussidi alle famiglie e prestiti agli studenti) è pari al 9% di quella pubblica totale, il livello più basso tra i paesi industrializzati (13,3% la media ocse) e l'80% della spesa corrente è assorbito dalle retribuzioni del personale, docente e non, contro il 70% medio nell'Ocse. La spesa media annua complessiva per studente è di 7.950 dollari, non molto lontana dalla media (8.200), ma focalizzata sulla scuola primaria e secondaria e a scapito dell'università, dove la spesa media per studente, inclusa l'attività di ricerca, è 8.600 dollari, contro i quasi 13mila Ocse.

    La spesa cumulativa per uno studente dalla prima elementare alla maturità è di 101mila dollari (contro 94.500 media Ocse), cui vanno aggiunti i 39mila dollari dell'università contro i 53mila della media Ocse. Nella scuola primaria il costo salariale per studente è 2.876 dollari, 568 in più della media Ocse, ma il salario medio dei docenti è inferiore di 497 dollari alla media che è di 34.496 dollari. A spingere in alto i costi sono le maggiori ore di istruzione (+534 dollari), il minore tempo di insegnamento (+202 dollari) e le dimensioni delle classi (+330 dollari). Il copione si replica nella scuola media, con un costo salariale per studente di 3.495 dollari contro una media Ocse di 2.950, mentre nei licei il costo (3.138 dollari) è di 312 dollari inferiore alla media Ocse, risentendo in particolare del divario rispetto al salario medio dei docenti (744 dollari in meno della media che è pari a 42.300 dollari).

    In italia le ore di istruzione previste sono ben 8.200, tra i 7 e i 14 anni. Solo in Israele i ragazzi stanno più a lungo sui banchi e la media Ocse si ferma a 6.777. Le dimensioni delle classi inoltre sono maggiori rispetto alla media Ocse (18 alunni contro 22) e il rapporto studenti/insegnante è tra i più bassi (10,6 alla scuola primaria contro media 16,4).

    Gli insegnanti sono pagati meno della media, soprattutto ai livelli più alti di anzianità di servizio. Un maestro di scuola elementare inizia con 26mila dollari e al top della carriera arriva a 38mila (media Ocse 48mila). Un professore di scuola media parte da 28mila per arrivare a un massimo di 42mila (51mila Ocse), mentre un professore di liceo a fine carriere arriva a 44mila (55mila). Al tempo stesso, però, l'italia è quintultima per le ore di insegnamento diretto. Sono 601 l'anno nella scuola secondaria, contro una media Ocse di 703.

    Per quanto riguarda i laureati, sono pochi e pagati bene, a patto di essere uomini e preferibilmente "over 45", mentre per le donne la strada dopo l'università è decisamente più in salita, soprattutto nei guadagni. Il "total return", tra benefici per le casse pubbliche e vantaggi per le finanze personali, per un uomo che dopo il diploma consegue la laurea nella penisola, è di oltre 500mila dollari, uno dei più alti dell'Ocse. L'italia si distingue anche per il maggior "gender gap" nei guadagni dei laureati: a livello annuo e per un lavoro a tempo pieno una donna percepisce una retribuzione pari al 54% (media ocse 72%) della retribuzione di un uomo.

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      #3
      Quel furbetto di Brunetta...

      Che furbetto quel Brunetta - L'espresso




      ATTUALITA'

      Che furbetto quel Brunetta

      di Emiliano Fittipaldi e Marco Lillo La trasferta a Teramo per diventare professore. La casa con sconto dall'ente. Il rudere che si muta in villa. Le assenze in Europa e al Comune. Ecco la vera storia del ministro anti-fannulloni
      (13 novembre 2008) La prima immagine di Renato Brunetta impressa nella memoria di un suo collega è quella di un giovane docente inginocchiato tra i cespugli del giardino dell'università a fare razzia di lumache. Lì per lì i professori non ci fecero caso, ma quella sera, invitati a cena a casa sua, quando Brunetta servì la zuppa, saltarono sulla sedia riconoscendo i molluschi a bagnomaria. Che serata. La vera sorpresa doveva ancora arrivare. Sul più bello lo chef si alzò in piedi e, senza un minimo di ironia, annunciò solennemente: "Entro dieci anni vinco il Nobel. Male che vada, sarò ministro". Eravamo a metà dei ruggenti anni '80, Brunetta era solo un professore associato e un consulente del ministro Gianni De Michelis.

      Ci ha messo 13 anni in più, ma alla fine l'ex venditore ambulante di gondolette di plastica è stato di parola. In soli sette mesi di governo è diventato la star più splendente dell'esecutivo Berlusconi. La guerra ai fannulloni conquista da mesi i titoli dei telegiornali. I sondaggi lo incoronano - parole sue - 'Lorella Cuccarini' del governo, il più amato dagli italiani. Brunetta nella caccia alle streghe contro i dipendenti pubblici non conosce pietà. Ha ristretto il regime dei permessi per i parenti dei disabili, sogna i tornelli per controllare i magistrati nullafacenti e ha falciato i contratti a termine. Dagli altri pretende rigore, meritocrazia e stakanovismo, odia i furbi e gli sprechi di denaro pubblico, ma il suo curriculum non sempre brilla per coerenza. A 'L'espresso' risulta che i dati sulle presenze e le sue attività al Parlamento europeo non ne fanno un deputato modello. Anche la carriera accademica non è certo all'altezza di un Nobel. Ma c'è un settore nel quale l'ex consigliere di Bettino Craxi e Giuliano Amato ha dimostrato di essere davvero un guru dell'economia: la ricerca di immobili a basso costo, dove ha messo a segno affari impossibili per i comuni mortali.

      Chi l'ha visto Appena venticinquenne, Brunetta entra nel dorato mondo dei consulenti (di cui oggi critica l'abuso).
      Viene nominato dall'allora ministro Gianni De Michelis coordinatore della commissione sul lavoro e stende un piano di riforma basato sulla flessibilità che gli costa l'odio delle Brigate rosse e lo costringe a una vita sotto scorta. Poi diventa consigliere del Cnel, in area socialista. Nel 1993, durante Mani Pulite firma la proposta di rinnovamento del Psi di Gino Giugni. Nel 1995 entra nella squadra che scrive il programma di Forza Italia e nel 1999 entra nel Parlamento europeo.

      Proprio a Strasburgo, se avessero applicato la 'legge dei tornelli' invocata dal ministro, il professore non avrebbe fatto certo una bella figura. Secondo i calcoli fatti da 'L'espresso', in dieci anni è andato in seduta plenaria poco più di una volta su due. Per la precisione la frequenza tocca il 57,9 per cento. Con questi standard un impiegato (che non guadagna 12 mila euro al mese) potrebbe restare a casa 150 giorni l'anno. Ferie escluse. Lo stesso ministro ha ammesso in due lettere le sue performance: nella legislatura 1999-2004 ha varcato i cancelli solo 166 volte, pari al 53,7 per cento delle sedute totali. "Quasi nessun parlamentare va sotto il 50, perché in tal caso l'indennità per le spese generali viene dimezzata", spiegano i funzionari di Strasburgo. Nello stesso periodo il collega Giacomo Santini, Pdl, sfiorava il 98 per cento delle presenze, il leghista Mario Borghezio viaggiava sopra l'80 per cento. Il trend di Brunetta migliora nella seconda legislatura, quando prima di lasciare l'incarico per fare il ministro firma l'elenco (parole sue) 148 volte su 221. Molto meno comunque di altri colleghi di Forza Italia: nello stesso periodo Gabriele Albertini è presente 171 volte, Alfredo Antoniozzi e Francesco Musotto 164, Tajani, in veste di capogruppo, 203.

      La produttività degli europarlamentari si misura dalle attività. In aula e in commissione. Anche in questo caso Brunetta non sembra primeggiare: in dieci anni ha compilato solo due relazioni, i cosiddetti rapporti di indirizzo, uno dei termometri principali per valutare l'efficienza degli eletti a Strasburgo. L'ultima è del 2000: nei successivi otto anni il carnet del ministro è desolatamente vuoto, fatta eccezione per le interrogazioni scritte, che sono - a detta di tutti - prassi assai poco impegnativa. Lui ne ha fatte 78. Un confronto? Il deputato Gianni Pittella, Pd, ne ha presentate 126. Non solo. Su 530 sedute totali, Brunetta si è alzato dalla sedia per illustrare interrogazioni orali solo 12 volte, mentre gli interventi in plenaria (dal 2004 al 2008) si contano su due mani. L'ultimo è del dicembre 2006, in cui prende la parola per "denunciare l'atteggiamento scortese e francamente anche violento" degli agenti di sicurezza: pare non lo volessero far entrare. Persino gli odiati politici comunisti, che secondo Brunetta "non hanno mai lavorato in vita loro", a Bruxelles faticano molto più di lui: nell'ultima legislatura il no global Vittorio Agnoletto e il rifondarolo Francesco Musacchio hanno percentuali di presenza record, tra il 90 e il 100 per cento.

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        #4
        "FOREIGN POLICY" (USA): "L'Italia di Berlusconi è un bordello"...

        I Docenti Scapigliati: "FOREIGN POLICY" (USA): "L'Italia di Berlusconi è un bordello"...

        mercoledì 15 settembre 2010

        "FOREIGN POLICY" (USA): "L'Italia di Berlusconi è un bordello"...




        [IMG]http://2.bp.********.com/_BViaOBSSiRY/TJEwxptE2xI/AAAAAAAAATc/lUDfw2m7jBw/s320/bordello+stato.jpg[/IMG]
        Ahi serva Italia, di dolore ostello,
        nave sanza nocchiero in gran tempesta,
        non donna di province, ma bordello!


        Il prestigioso Foreign Policy non era mai stato così esplicito e duro. È un attacco spietato alla politica italiana degli ultimi anni e insieme una precisa e coraggiosa analisi di uno Stato che, secondo James Walston "è precipitato all'inferno". E' un “bordello”, grazie anche alle frequentazioni di escort. E chi riprende Dante è uno studioso dell'università di Princeton, l'italiano Maurizio Viroli, nel libro “La libertà dei servi”. Dove scrive: l'Italia è riuscita "nell'esperimento politico di trasformare, senza violenze, una repubblica democratica in una corte intorno a un signore feudale circondato da una pletora di cortigiani ammirati e invidiati da una moltitudine di persone con spirito servile”. Come rimproverava il poeta agli italiani sette secoli fa.

        Walston (professor of international relations at the American University of Rome. He blogs at italpolblog.********.com, where an earlier version of this article appeared) riprende la citazione del bordello dall'Alighieri e da un libro postumo del 2006 Paolo Sylos Labini. E riprende l'analisi e l'appello dell'economista “di un'integrità assoluta” che vedeva il Paese nell'abisso, che voleva difendere le regole del mercato dal potere politico ma dove lo spropositato conflitto d'interessi di Berlusconi si è fatto bellamente beffe di quelle regole.

        Dopo di che, mentre l'Italia è stata schiaffeggiata da tempeste interne, oltre che quelle internazionali, “le residenze del primo ministro sono diventate dei bordelli, e non solo metaforicamente”. Le notizie delle escort non sono rimaste entro i confini patrii. Ma l'articolista affonda il coltello sull'ultima estate del premier. “Dalla fine di luglio è mancata una leadership chiara”. Watson ricorda che il premier in agosto ha minacciato le elezioni per mettere nell'angolo Fini e i suoi. Poi, “come i sondaggi hanno mostrato che l'unico vero vincitore in un voto anticipato sarebbe stato Bossi”, e che forse non otteneva una maggioranza al Senato, allora Silvio ha inserito la retromarcia. Così ora parla di altri “tre anni” di governo e di far passare i famosi cinque punti su economia, il Sud, il federalismo fiscale, la sicurezza e la giustizia. E, ricorda l'articolista, questo è il punto più controverso. “Perché garantisce a Berlusconi l'immunità” dai processi penali.

        Lo sguardo dall'estero, attacca Walston, non è meno desolante. Il nostro premier, dice, si vanta che la sua politica estera è “l'invidia d'Europa” ma la realtà è diversa. La settimana ha attaccato Fini da un forum internazionale sulla politica globale in Russia, poi ha criticato per “l'ennesima volta” i “giudici comunisti” che gli impedirebbero di governare, poi ha dato un caloroso benvenuto al dittatore libico Gheddafi, infine ha definito Putin e Medvedev “un dono di Dio per la democrazia russa”. Noi in Italia lo sappiamo, il giornalista sembra stupirsi anche se sa. E più imbarazzante di tutte, la notizia del peschereccio mitragliato dalla motovedetta libica donata dal governo.

        Intanto i dolori interni si “moltiplicano”. Stando ai sondaggi, Berlusconi è sceso del 4,9% nei favori degli elettori arrivando al 37% e mentre va a caccia di parlamentari il Pdl è calato ancora e sta sotto il 30%.

        Il Foreign Policy non dimentica il caso P3, ricorda come l'associazione abbia manovrato nell'ombra e con denaro per cercare di defenestrare Prodi nel 2007. E aggiunge: alcuni indagati parlano come per fuggire da una nave che sta affondando. Ma Berlusconi “è preoccupato della sua sopravvivenza mentre l'Italia è in guai grossi”. Il declino, iniziato quasi 20 anni fa, si è fatto più pesante, il World Economic Forum non vede da noi una ripresa e ci colloca al 48esimo posto nella competitività mondiale, dietro la Lithuania prima del Montenegro. Intanto la disoccupazione giovanile è salita al 29.2% in maggio.

        Le rivelazioni, gli scandali sui protagonisti del Pdl o su affaristi, non fanno “colore” giornalistico, stavolta. Piuttosto fanno immaginare a Watson uno scenario perfetto per l'opera verdiana del “Rigoletto” (forse ha visto la recente versione della Rai in tv mandata in mondovisione): trame, intrighi e il gobbo che intona “Cortigiani vil razza dannata”. Perché il dramma autentico, scrive amareggiato Walston, “non che se alcune donne sono entrate in Parlamento passando dalla camera da letto, è che donne e uomini, giornalisti e professionisti, hanno abbandonato la loro volontà di pensare e i loro principi”.


        qui il link originale:
        The Bordello State - By James Walston | Foreign Policy
        fonte parziale: www.unita.it

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