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    http://www.lastampa.it/redazione/cms...4615girata.asp

    Giovani e disoccupati, ecco il piano

    Indennità più alte per i ragazzi, ma l'offerta non si può rifiutare più di due volte. Sgravi consistenti alle imprese e aiuti agli ultracinquantenni per aggiornarsi
    TERESA PITTELLI
    ROMA
    Non solo sussidi a chi perde il posto di lavoro. Nel piano allo studio del governo in vista della Finanziaria 2008 ci sono anche gli sgravi contributivi alle imprese che assumono disoccupati da oltre un anno, e soprattutto un «patto di servizio» tra lo Stato e chi è alla ricerca di un’occupazione. Un accordo con il quale il disoccupato si impegna ad accettare le offerte di lavoro da parte dei servizi all’impiego (gli ex uffici di collocamento), pena la perdita del sussidio di disoccupazione se rifiuta per due volte la proposta. In programma anche un Piano nazionale per i disoccupati ultracinquantenni, con l’introduzione di un mix di congedi formativi e assegni di istruzione accanto ad agevolazioni per le aziende che li reinseriranno nel mondo del lavoro, anche con contratti part-time. Sono le tre direttrici lungo le quali il governo, sulla base del protocollo firmato con le parti sociali a fine luglio, si sta muovendo per definire i diversi interventi del piano anti-disoccupazione, in vista della discussione che si aprirà in autunno sulla Finanziaria, nella quale la maggior parte delle misure troverà posto. Nel complesso sono circa 2 milioni le persone senza lavoro in Italia, circa un milione dei quali disoccupati da oltre un anno, soprattutto tra i giovani che non riescono a stabilizzarsi, le donne, i cinquanta-sessantenni che vengono espulsi dai processi di riorganizzazione aziendale. Il piano del governo intende concentrarsi anche su queste categorie svantaggiate, con un pacchetto di misure predisposto dal ministro del Lavoro, Cesare Damiano, per il quale è già pronto circa 1 miliardo di euro.

    Patto per i giovani
    Chi ha un’età intorno ai 30-40 anni dovrebbe fisiologicamente trovare un posto di lavoro. Se così non è, interverrà in suo aiuto il meccanismo allo studio del governo chiamato «patto di servizio». Questi i termini del «patto» allo studio dei tecnici del governo: il lavoratore disoccupato, che con le nuove norme previste dal Protocollo percepirà un sussidio più robusto rispetto a prima (pari al 60% della retribuzione per la disoccupazione con requisiti pieni e al 35%-40% con requisiti ridotti), dovrà anche accettare le proposte di formazione, orientamento e soprattutto di lavoro offerte dai servizi all’impiego; l’offerta di lavoro deve essere «congrua», cioè rispettare determinati requisiti di adeguatezza alle esigenze del disoccupato, come la qualifica professionale simile a quella del lavoro precedente, o la distanza dal luogo di residenza non superiore a un’ora, calcolata secondo il percorso dei mezzi pubblici; se una proposta del genere si concretizza, per il disoccupato scatta l’obbligo di accettare: dopo due rifiuti, infatti, arriva il rischio di perdere il sussidio. Il «patto» rappresenta la politica di welfare attiva necessaria secondo il governo a integrare quella assistenziale, e quindi «passiva», dell’aumento del sussidio.

    Disoccupati di lunga durata
    Posto che il «patto» vale per tutti i disoccupati, ci sono alcune categorie particolarmente deboli per le quali il governo sta pensando ad interventi aggiuntivi. Come ad esempio sgravi contributivi per le aziende che assumono disoccupati di lunga durata, definizione che sta ad indicare, secondo lo standard applicato nei Paesi dell’Unione Europea, coloro che sono privi di un’occupazione da più di 12 mesi. L’obiettivo del governo è riordinare e rendere efficaci le agevolazioni già esistenti per queste categorie, in modo da rendere più fluido l’inserimento dei disoccupati «di lungo corso» in speciali liste di mobilità che danno diritto alla decurtazione dei contributi per l’azienda che decide di attingervi per le assunzioni. Da definire l’entità dello sgravio. Uno dei possibili meccanismi potrebbe seguire la falsariga del contratto di apprendistato, nel quale le aziende pagano contributi pari al 3-10% anziché al 33%.

    Piano per gli over 50
    Il ministero del Lavoro ha allo studio un «Piano nazionale per l’occupabilità» degli ultracinquantenni, che punta al reinserimento di oltre 250 mila persone espulse in tarda età dal ciclo produttivo a causa dei processi di riorganizzazione aziendale. Tra le misure in vista, alcuni interventi preventivi come i congedi culturali e gli assegni di istruzione, «in modo da permettere il long life learning, cioè l’apprendimento durante tutto il corso della carriera e non solo fino a 30 anni», spiega Gianni Geroldi, presidente del Nucleo di valutazione della spesa pensionistica e consulente del ministro Damiano. Gli altri interventi consisteranno in sgravi fiscali e contributivi alle imprese che assumeranno, anche con contratti part-time, questi disoccupati maturi, che spesso non sono più rappresentati solo dai profili di carriera più fragili, ma anche da manager messi alla porta dall’azienda e ancora lontani dalla pensione, la cui unica alternativa per ora è diventare collaboratori e partite Iva, cioè lavoratori precari.

    #2
    Ma perchè utopia?
    Chi l'ha detto che alla fine non sraà così?
    Noi non smettiamo di crederci e cerchiamo di essere ottimisti!

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      #3
      1) cosa significa per loro "essere disoccupato" da un anno o più? Da cosa viene attestato, dalla cessazione del lavoro precedente o dall'attiva ricerca di lavoro o altro?
      2)i lavori offerti e che dovrebbero essere "adeguati" alle professionalità, non rischieranno di trasformarsi nei soliti lavori sotto-sotto-sotto qualificati che vengono offerti oggi ai giovani laureati dalle varie agenzie, ex uffici di collocamento, ecc.?
      Se volessero fare qualcosa di serio proporrebbero un patto di servizio, magari a tempo parzialissimo di 10-12 ore settimanali, ma ad un livello adeguato. Ora, capisco che esistono ancora persone che non sanno neppure a che gradazione vada settato un frigorifero, ma richiedere laureati per questi compiti (cosa che preferiscono generalmente i privati) è cosa frustrante e avvilente.
      Molto più che rimanere a casa senza un soldo.
      Gabriele

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