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concorsi pubblici ed ingiustizie linguistiche!

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    concorsi pubblici ed ingiustizie linguistiche!

    Ho iniziato a studiare inglese in quarta elementare, perché nella mia regione era obbligatorio apprenderne i rudimenti dall'età di 8 anni.
    Ho proseguito i miei studi fino all'età di 26 anni conseguendo una laurea in Relazioni Internazionali, e durante il mio percorso accademico lo studio dell'inglese è sempre stato una costante dalla quale non potevo in alcun modo prescindere. Dalla scuola media inferiore all'Università, infatti, i miei programmi scolastici prevedevano un numero sostanzioso di ore d' inglese da effettuare obbligatoriamente ogni settimana,e poi lo studio di una seconda lingua straniera “a scelta” tra francese, tedesco e spagnolo.
    Dopo 18 anni di studio della lingua inglese, con corsi privati in Italia e all'estero ( che ho stimato sono costati alla mia famiglia circa 7.700 euro, senza calcolare voli aerei e pernottamenti fuori sede) ho raggiunto il sudatissimo livello europeo B2.
    Dopo tanta agonia, pensare che questi anni di sacrifici siano stati premiati da un traguardo raggiunto è a dir poco illusorio, visto che per i concorsi pubblici europei ed internazionali sono richiesti livelli di conoscenza dell'inglese quasi da madrelingua, ovvero corrispondenti ai livelli europei C1 o C2.
    Spesso non si tratta di requisiti formali richiesti dai bando di concorso, ma di “condizioni impositive implicite” nel momento in cui viene richiesto ad esempio di sostenere prove scritte o orali di diritto dell'Unione europea o economia internazionale in lingua inglese.
    Basti pensare al Concorso di Diplomazia che ogni anno indice la Farnesina, in cui la prima prova oltre ai test logico-attitudinali prevede il riassunto in italiano di un testo d'economia o politica spesso scritto in inglese, e la seconda prova richiede di effettuare 5 composizioni su tematiche di attualità internazionale, di cui una obbligatoriamente in inglese e un'altra in una lingua straniera “ a scelta” tra francese, spagnolo e tedesco (il tutto senza uso del dizionario).
    Ovviamente per rappresentare il proprio Stato all'estero non basta la conoscenza della propria lingua madre o avere ottime basi di diritto, economia e storia ma bisogna essere obbligatoriamente fluenti in inglese ed in una delle lingue oligopoliste europee.
    Tendenza ampiamente confermata anche nei concorsi indetti dalla Commissione europea, in cui ti viene concesso il lusso di fare i ¾ del test psicoattitudinale in lingua madre, mentre il restante quarto in una lingua “ a scelta” tra inglese, francese e tedesco (tanto per cambiare) e poi a seguire prove di diritto dell'unione europea in una delle lingue della magica triade.
    Problema che ovviamente non tocca tutti gli Stati europei, visto che se si ha la fortuna di essere nati in Inghilterra, Francia o Germania si è notevolemte avvantaggiati nel superare queste prove alla faccia delle strategie di parità e al principio di non discriminazione tra Stati membri UE!
    A noi, poveri laureati italiani non resta che sperare i nostri cari abbiamo vita lunga e finanze solide per continuare a mantenere i nostri studi di inglese nei prossimi anni fino al tanto agognato livello C1 oppure che qualche politico si svegli e inizi a tutelare anche i nostri diritti di cittadini italiani ed europei.

    #2
    io mi sono stufata di qsa situazione e non restero' con le mani in mano!se volete far sentire anche voi la vostra voce, attiviamoci!!!
    io sabato 28 alle ore 15 mi aggrego ad una manifestazione per la democrazia linguistica!
    l'appuntamento è in via di torre argentina 76!

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