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Le bare fiscali " non hanno mercato", le perdite su crediti si.

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    Le bare fiscali " non hanno mercato", le perdite su crediti si.

    Legge di stabilità 2014 -> art 1, comma 160 lettera b).

    Estensione della deducibilità delle perdite derivanti dalla cancellazione di crediti dal bilancio per i soggetti IAS (pesci grossi) anche alle imprese che adottano i principi contabili nazionali (pesci piccoli).
    Ci si riferisce, in particolare, alle situazioni nelle quali la perdita imputata in bilancio derivi da atti realizzativi.

    Previsione: Bilanci 2013 e successivi, interessati da numerose "transazioni commerciali, cessione di crediti, rinunce di crediti"

    Esempio
    A) L'imprendotoresottomì: Credito 1000, ceduto a 100 ma si accorda sottobanco che l'acquirente retroceda una parte es 400.
    In tal caso la deduzione fiscale della perdita sarà pari a 900 ma nella sostanza il credito è stato ceduto non per 100 ma per 500.

    B) pescegrosso: vi piacerebbe...eh?


    Visto che l'amministrazione è sovraorganico (è una battuta) avrà tutti i mezzi per effettuare controlli e disconoscere la rilevanza fiscale della perdita in tutti quei casi in cui la cancellazione derivi da operazioni elusive....ma roba da pazzi....

    #2
    Originariamente inviato da ROL Visualizza il messaggio
    Legge di stabilità 2014 -> art 1, comma 160 lettera b).

    Estensione della deducibilità delle perdite derivanti dalla cancellazione di crediti dal bilancio per i soggetti IAS (pesci grossi) anche alle imprese che adottano i principi contabili nazionali (pesci piccoli).
    Ci si riferisce, in particolare, alle situazioni nelle quali la perdita imputata in bilancio derivi da atti realizzativi.

    Previsione: Bilanci 2013 e successivi, interessati da numerose "transazioni commerciali, cessione di crediti, rinunce di crediti"

    Esempio
    A) L'imprendotoresottomì: Credito 1000, ceduto a 100 ma si accorda sottobanco che l'acquirente retroceda una parte es 400.
    In tal caso la deduzione fiscale della perdita sarà pari a 900 ma nella sostanza il credito è stato ceduto non per 100 ma per 500.

    B) pescegrosso: vi piacerebbe...eh?


    Visto che l'amministrazione è sovraorganico (è una battuta) avrà tutti i mezzi per effettuare controlli e disconoscere la rilevanza fiscale della perdita in tutti quei casi in cui la cancellazione derivi da operazioni elusive....ma roba da pazzi....


    Certi amori non finiscono
    fanno dei giri immensi e poi ritornano....LE "CARTOLARIZZAZIONI" (RIVEDUTE E CORRETTE)...

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      #3
      http://www.orsiniemidio.it/public/ed...0assassine.pdf

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        #4
        Leggete, studiate, il rischio è lo stesso a mio parere... con gli opportuni adattamenti....ricostruite il tutto, nuove norme srl, nuova normativa civile e fiscale su cambiali finanziarie e titoli obbligazionari ecc, nuova norma fiscale sullo stralcio dei crediti, nuova norme sui mercati finanziari...mettete insieme i pezzi....buon lavoro.

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          #5
          Quando lo stralcio del credito richiede l'appostazione di un fondo svalutazione ?
          Concetto civile e fiscale di sopravvenienza attiva

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            #6
            Originariamente inviato da ROL Visualizza il messaggio
            Legge di stabilità 2014 -> art 1, comma 160 lettera b).

            Estensione della deducibilità delle perdite derivanti dalla cancellazione di crediti dal bilancio per i soggetti IAS (pesci grossi) anche alle imprese che adottano i principi contabili nazionali (pesci piccoli).
            Ci si riferisce, in particolare, alle situazioni nelle quali la perdita imputata in bilancio derivi da atti realizzativi.

            Previsione: Bilanci 2013 e successivi, interessati da numerose "transazioni commerciali, cessione di crediti, rinunce di crediti"

            Esempio
            A) L'imprendotoresottomì: Credito 1000, ceduto a 100 ma si accorda sottobanco che l'acquirente retroceda una parte es 400.
            In tal caso la deduzione fiscale della perdita sarà pari a 900 ma nella sostanza il credito è stato ceduto non per 100 ma per 500.

            B) pescegrosso: vi piacerebbe...eh?


            Visto che l'amministrazione è sovraorganico (è una battuta) avrà tutti i mezzi per effettuare controlli e disconoscere la rilevanza fiscale della perdita in tutti quei casi in cui la cancellazione derivi da operazioni elusive....ma roba da pazzi....



            La bare fiscali " non hanno mercato"

            Rimini, 13 Marzo 2014

            Rinviati a giudizio per truffa ai danni di ente pubblico i dirigenti del Meeting di Rimini accusati di aver percepito finanziamenti irregolarmente. La Procura di Rimini aveva chiesto il rinvio a giudizio sia della Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli, come ente con capacità giuridica, sia dei vari responsabili. L’udienza preliminare si è tenuta questa mattina davanti al Gip Sonia Pasini che ha fissato la data dell’inizio processo al 18 novembre davanti al giudice monocratico. Davanti al giudice dovranno comparire la Fondazione, il direttore generale Sandro Ricci, il responsabile amministrativoRoberto Gambuti e Massimo Conti, amministratore con delega ai contratti.
            Secondo le indagini degli investigatori del Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza, avrebbero fatto figurare nei bilanci perdite fittizie, spalmando quote dei ricavi su società collegate, per richiedere e ottenere contributi pubblici a cui altrimenti non avrebbe avuto diritto. In totale 310mila euro di fondi pubblici (relativi alle edizioni 2009 e 2010 del Meeting annuale di Cl) ottenuti, grazie ai rendiconti ritoccati, da Regione Emilia- Romagna, Agenzia di marketing della Provincia di Rimini, Camera di Commercio e ministero dei Beni culturali. Non ci saranno nel processo parti civili perché intanto la Fondazione Meeting si è impegnata a restituire i contributi ottenuti illecitamente dagli enti pubblici. La giunta provinciale ha già accolto la proposta degli avvocati del Meeting di riversare all’Agenzia di marketing turistico ‘Riviera di Riminì (da cui provenivano i contributi della Provincia) le somme ricevute per gli anni 2010 e 2011.
            "
            Ultima modifica di ROL; 14-03-2014, 06:51.

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              #7
              Oggi ho letto un interessante articolo “ Così i boiardi fuggono dalla Corte dei Conti” e concordo pienamente su quanto scritto dal giornalista….mentre si discute sulle pagliuzze…….il governo Renzi-berlusconi si gioca la faccia proprio sul ripristino del controllo ad opera dei magistrati contabili sulle società pubbliche. Attualmente (dopo il giochetto della trasformazione delle aziende pubbliche in Spa) il controllo spetta ai magistrati ordinari. La differenza dove sta? I magistrati contabili si attivano autonomamente, di loro iniziativa, i magistrati ordinari si muovono solo su intervento dell’azionista. Come spiega il giornalista, casta non morde casta…poiché l’azionista pubblico (cioè un ministro) difficilmente promuoverà un azione di responsabilità contro un soggetto da lui stesso nominato e al quale è legato da una fitta rete di relazioni, benefici, favori e clientele.

              Traduzione: se un pappone dirigente “pubblico” sborsa quattrini più del dovuto ad un impresa non sarà mai condannato al risarcimento per danno arrecato al patrimonio pubblico.

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                #8
                Vi sto dando un sacco di coordinate.....venite, venite.

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                  #9
                  I vantaggi di aver trascorso la gioventù per strada......

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                    #10
                    26/11/2014

                    L’esame Bce svela le perdite nascoste delle banche italiane

                    Le banche italiane sono state costrette dalla Bce a correggere il valore dei loro crediti, molto di più rispetto agli altri istituti europei. Senza l’esame sulla qualità degli attivi bancari, per quanto tempo avrebbero continuato a nascondere le loro perdite?

                    Sotto esame la qualità degli attivi
                    I risultati della valutazione dei bilanci bancari effettuata dalla Bce, comunemente nota come “stress test”, hanno suscitato diverse reazioni, anche su questo sito. Alcuni sostengono che le banche italiane siano state penalizzate nella metodologia seguita, ad esempio nelle definizione delle ipotesi alla base dello stress test. Altri ritengono invece che le banche italiane, e con esse la vigilanza esercitata dalla Banca d’Italia, escano male dall’esame. A mio parere, la parte più interessante dell’esame complessivo effettuato dalla Bce (Comprehensive Assessment) non è stato lo stress test, ma la revisione della qualità degli attivi bancari (Asset Quality Review, Aqr). Questa ha comportato un esame approfondito della classificazione effettuata dalle banche tra prestiti destinati ad andare a buon fine e prestiti “deteriorati”, i quali presentano problemi che ne rendono dubbia la restituzione: ad esempio perché il debitore è in ritardo nei pagamenti, oppure perché è sottoposto a una procedura di insolvenza.La Bce ha anche valutato se gli accantonamenti di capitale fatti dalle banche, a fronte di perdite attese sui crediti, fossero adeguati (tenendo anche conto del valore delle garanzie presentate dai debitori). Dall’esame è emersa in alcuni casi la necessità di riclassificare i crediti e di ridurne il valore già scritto in bilancio (sulla base dei bilanci al 31/12/2013). Questo esame è preliminare allo stress test, quindi i suoi risultati non dipendono per nulla dalle ipotesi alla base dello stress test stesso, le quali sono necessariamente arbitrarie e si prestano alle polemiche a cui accennavo sopra. Ahimè, le banche italiane escono piuttosto male dalla revisione della qualità degli attivi, almeno nel confronto internazionale. La correzione verso il basso del valore degli attivi è stata, per il complesso delle quindici banche italiane esaminate, pari a 12 miliardi, di gran lunga la maggiore tra i paesi europei. Una misura più accurata consiste nel rapporto tra questa cifra e il totale degli attivi (ponderati per il rischio): anche così, il nostro paese ne esce male, con un rapporto doppio rispetto alla media europea (un punto percentuale contro mezzo punto) e più che doppio rispetto a Germania, Francia e Spagna.
                    Perdite finora nascoste
                    Il dettaglio relativo alle banche italiane sotto esame è riportato nel grafico, che mostra per ciascuna la correzione di valore degli attivi creditizi imposta dalla Aqr, sia in valore assoluto (milioni di euro) sia in rapporto al totale attivo ponderato per il rischio (basis points). Le banche sono state ordinate sulla base del secondo indicatore, che è quello più significativo. Lasciando al lettore le considerazioni sui singoli istituti di credito, notiamo che nove banche (su quindici) presentano una correzione di valore più che doppia rispetto alla media europea, tre sono approssimativamente in media e solo tre sono più virtuose. Questi sono i numeri. Sono possibili diverse interpretazioni, ma una è sicuramente esclusa: quella che le banche italiane siano state penalizzate dalla metodologia utilizzata. La stessa Banca d’Italia riconosce che “il passaggio alla nuova definizione armonizzata di partite deteriorate non ha avuto effetti sulle banche italiane” (Rapporto sulla stabilità finanziaria, n. 2/2014, pag.28). Anzi, la nuova definizione ha pesato di più sulle banche di altri paesi, alle quali ha imposto una riclassificazione da prestiti in bonis a partite deteriorate molto superiore rispetto alle nostre. Per le banche italiane, invece, ha influito molto di più l’analisi degli attivi (si veda la tavola 3.3. del Rapporto della Banca d’Italia). Naturalmente, è possibile invocare la pesante congiuntura che il nostro paese attraversa da lungo tempo, che ha necessariamente un impatto negativo sul valore dei prestiti bancari. Vi è però da dire che anche altri paesi, ad esempio Spagna e Francia, hanno economie reali che navigano in cattive acque, ma sono usciti meglio dalla Aqr.
                    Inoltre, viene spontanea una domanda: se non ci fosse stata la Aqr, per quanto tempo le perdite (attese) sui crediti, emerse durante l’esame della Bce, sarebbero rimaste nascoste nelle pieghe dei bilanci di alcune banche italiane?



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