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    La grande truffa delle false coop: così le società di comodo sfruttano i lavoratori

    Nessuno li aveva mai visti, gli scaffalisti del Carrefour. Prendevano servizio alle 22, quando gli altri, quelli assunti per davvero, finivano il turno. Per dieci anni hanno lavorato di notte, riempiendo gli scaffali per una nuova giornata di acquisti.

    http://espresso.repubblica.it/attual...?ref=HEF_RULLO

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      La grande truffa delle false coop: così le società di comodo sfruttano i lavoratori

      Nessuno li aveva mai visti, gli scaffalisti del Carrefour. Prendevano servizio alle 22, quando gli altri, quelli assunti per davvero, finivano il turno. Per dieci anni hanno lavorato di notte, riempiendo gli scaffali per una nuova giornata di acquisti.

      http://espresso.repubblica.it/attual...?ref=HEF_RULLO
      grazie al ministro uscente del Lavoro, Giuliano Poletti, nonché a causa del Jobs Act che ha ridotto le sanzioni per i reati di somministrazione illegale di manodopera a poco più di un buffetto, la situazione dei “soci” delle cooperative è pesantemente peggiorata e fa dell’Italia una Repubblica fondata sul lavoro illecito.

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        Fino a qualche anno fa le coop spurie erano un fenomeno isolato, che si concentrava nel settore agroalimentare, in zone precise, fra Emilia Romagna e Lazio. Oggi non è più così: sono le Asl e gli Ospedali a far ricorso alle cooperative per il lavoro di cura, poi il fenomeno si è esteso al settore della logistica, fino a coinvolgere le grandi aziende, dall’abbigliamento alle metalmeccaniche, che per contenere i costi hanno fatto ricorso alle coop, divenute strumenti per fare dumping salariale.

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          Fino a qualche anno fa le coop spurie erano un fenomeno isolato, che si concentrava nel settore agroalimentare, in zone precise, fra Emilia Romagna e Lazio. Oggi non è più così: sono le Asl e gli Ospedali a far ricorso alle cooperative per il lavoro di cura, poi il fenomeno si è esteso al settore della logistica, fino a coinvolgere le grandi aziende, dall’abbigliamento alle metalmeccaniche, che per contenere i costi hanno fatto ricorso alle coop, divenute strumenti per fare dumping salariale.
          Poi ci sono i trucchi: a Ravenna la Mib Service, che è una coop multiservizi, paga un cooperante 350 euro lordi per 41 ore di servizio in un albergo, più 1.332 euro di trasferta. Un’elusione clamorosa, fatta perché le trasferte non vengono tassate: «A volte l’Agenzia delle Entrate queste cose le becca e manda le multe, ma visto che le cooperative hanno vita breve (circa due anni), l’unico a pagare è il lavoratore.

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            Chiudono non appena sentono aria di guai e riaprono con un altro nome, un’altra sede, un altro prestanome, magari straniero che neanche sa di avere una cooperativa intestata».


            i c.d segnali di fumo stikazzi ahahahahah

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              Chiudono non appena sentono aria di guai e riaprono con un altro nome, un’altra sede, un altro prestanome, magari straniero che neanche sa di avere una cooperativa intestata».


              i c.d segnali di fumo stikazzi ahahahahah
              https://www.youtube.com/watch?v=P1NunttioAo

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                Originariamente inviato da ROL Visualizza il messaggio

                grazie al ministro uscente del Lavoro, Giuliano Poletti, nonché a causa del Jobs Act che ha ridotto le sanzioni per i reati di somministrazione illegale di manodopera a poco più di un buffetto, la situazione dei “soci” delle cooperative è pesantemente peggiorata e fa dell’Italia una Repubblica fondata sul lavoro illecito.
                A dare una mano alle finte cooperative, si diceva, è arrivata la cancellazione del reato di somministrazione fraudolenta. Prima del 2016 chi esternalizzava un lavoro creando una società fasulla, che applicava contratti capestro e offriva stipendi miseri e abusava degli orari di lavoro, andava incontro a una condanna fino a due anni. Oggi, invece, sono rimaste solo le sanzioni economiche. La depenalizzazione ha fatto esplodere il fenomeno, che ha segnato un aumento del 39 per cento.

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                  Chiudono non appena sentono aria di guai e riaprono con un altro nome, un’altra sede, un altro prestanome, magari straniero che neanche sa di avere una cooperativa intestata».


                  i c.d segnali di fumo stikazzi ahahahahah
                  Eppure, racconta a l’Espresso un ispettore dell’Inps che chiede l’anonimato, «individuare queste società e sanzionarle è difficilissimo». E racconta il sistema oliato: «Le aziende licenziano i dipendenti, che entrano in mobilità e da lì vengono ripescati dalle cooperative, usufruendo per altro degli sgravi fiscali del jobs act». I vantaggi per il datore sono parecchi: «La coop è usata solo durante i picchi di lavoro, il contratto è economicamente inferiore». Spesso a capo di una cooperativa c’è un consorzio che ne gestisce più d’una: «Quando una cooperativa scricchiola, perché rischia un’ispezione o ha accumulato troppi debiti con l’erario, allora la si chiude e i dipendenti passano sotto un’altra dello stesso consorzio»

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                    Così i danni delle finte cooperative pesano ancora di più sulla finanza pubblica, mentre gli imprenditori e i consulenti si arricchiscono.

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                      La grande distribuzione chiede alle aziende fornitrici di presentare offerte di vendita; raccolte le proposte, viene indetta via Internet, partendo dall’offerta più bassa, una seconda gara al ribasso. Si aggiudica la commessa chi offre di meno, anche se così finisce in perdita, perché vuole stare sul mercato e perché spera poi di rifarsi; in particolare pagando il meno possibile gli agricoltori; che a loro volta saranno costretti a rivalersi sulla mano d’opera. Un effetto a cascata dove a rimetterci sono soprattutto gli ultimi, gli anelli più deboli della catena.

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