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    Intanto io sono alla lettera S partendo dalla Z nel file excel 1375 in condivisione.
    Tra poco mi chiama la RIPAM....che emozione! Neanche lei ce l'ha...ihihihihihih .....lei sta a 1200....ihihihi

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      Abulico/indolente..............poom!

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        Accigliare/Aggrottare................poom!

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          Acronimo/Abbreviazione...............poom!

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            Infilo anche quelli di ROL online

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              Acume/Perspicacia...............poom!

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                Si spin.....ma indica che non sono ufficiali!!!

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                  Addiaccio/Accampamento.................poom!

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                    Originariamente inviato da ROL Visualizza il messaggio
                    Si spin.....ma indica che non sono ufficiali!!!

                    E' già automatico. Nella colonna A quando non vi è il numero la relativa soluzione è ufficiosa.
                    Chi le vuole mischiate le ha già, chi le vuole separate schiaccia il tasto di ordinamento sulla colonna A.
                    Appena lo completiamo pubblichiamo i due allegati ordinati nei due modi.!!

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                      POOM!

                      Prescrizione, in Italia “lo famo strano”. La patata bollente nelle mani di Renzi

                      La riforma della giustizia dovrebbe arrivare in consiglio dei ministri il 29 agosto. Il governo lavora su una formula che fermi i tempi di "scadenza" del reato in caso di condanna in primo grado, ma li faccia ripartire in caso di successiva assoluzione. Eppure in altri Stati di diritto, come Francia e Germania, normative semplici e consolidate garantiscono sia il diritto dei cittadini che la punizione dei colpevoli. Compresi colletti bianchi e corrotti, che da noi una volta su dieci se la cavano con un colpo di spugna. E ogni anno più di 100mila procedimenti finiscono in nulla. I richiami dell'Ue rimasti lettera morta La riforma della giustizia di Matteo Renzi dovrebbe arrivare in consiglio dei ministri il 29 agosto, ma c’è un nodo gigantesco che rischia di restare irrisolto: la prescrizione. La macchina giudiziaria italiana è ingolfata anche perché molti imputati che si sanno colpevoli preferiscono puntare al colpo di spugna finale percorrendo tutti i gradi di giudizio, invece di chiudere subito la partita accettando le pene scontate previste dai riti alternativi. Questo vale soprattutto per i colletti bianchi, tanto che l’Unione europea ha più volte chiesto ufficialmente al nostro Paese di riformare la prescrizione che, per come funziona ora, garantisce l’impunità a un imputato per corruzione su dieci.

                      L’ultimo richiamo è contenuto nelle raccomandazioni del Consiglio europeo all’Italia del 29 maggio 2013: “Occorre dar seguito alla legge anticorruzione del novembre 2012 e vi è margine per migliorare ulteriormente l’efficacia della repressione della corruzione, in particolare agendo sull’istituto della prescrizione, caratterizzato attualmente da termini brevi”. La richiesta è rimasta lettera morta per più di un anno, ma a quanto è trapelato finora la riforma annunciata da Renzi sarà ben lontana dal soddisfarla. OGNI ANNO 100MILA PRESCRITTI.

                      In Francia la prescrizione si interrompe appena l’autorità giudiziaria compie qualunque atto d’indagine, così come in Germania, mentre nel Regno Unito neppure esiste. E in Italia? In Italia “lo famo strano”, con un sistema che porta alla morte di oltre 100mila procedimenti penali l’anno. Anche da noi la clessidra riparte da zero ogni volta che la giustizia interviene con un ordine di custodia cautelare, una richiesta di rinvio a giudizio, una sentenza di condanna e simili, ma la legge “ex Cirielli” del 2005 (con Silvio Berlusconi premier) stabilisce che per i non recidivi (quindi la stragrande maggioranza dei politici e dei colletti bianchi coinvolti in inchieste su corruzione e criminalità economica) la prescrizione non possa essere comunque superiore al tempo fissato dalla legge (legato alla pena massima prevista per il reato) aumentato di un quarto. In Germania, tanto per dire, il limite massimo comprese le interruzioni arriva al doppio dei termini originari.

                      40MILA PROCESSI “SPRECATI”. L’annunciata riforma del governo Renzi, che dovrebbe essere discussa in Consiglio dei ministri il 29 agosto, potrebbe contenere soluzioni ancora più originali, secondo le indiscrezioni riportate da Repubblica: la prescrizione si fermerebbe in caso di condanna di primo grado, ma continuerebbe a correre in caso di successive assoluzioni. Una possibilità prevista anche dalla Commissione Fiorella istituita nel 2012 dall’allora ministro della Giustizia Paola Severino: l’idea, si legge nella relazione del 23 aprile 2013, è che “a ogni riscontro processuale della fondatezza dell’ipotesi accusatoria corrisponda la necessità di bloccare almeno temporaneamente il decorso della prescrizione, così da assegnare alla giurisdizione un tempo ragionevole per compiere la verifica della correttezza della decisione nei gradi di impugnazione”. Rimarrebbe così irrisolto uno dei principali problemi legati alla prescrizione all’italiana: nel 2012, sono stati quasi 39mila i colpi di spugna arrivati mentre erano in corso i processi di primo grado o di appello, con un evidente spreco di uomini e mezzi, entrambi scarsi nella macchina ingolfata della giustizia di casa nostra. Nel 2007 il governo Prodi approntò un ddl che non solo allungava i tempi, ma stabiliva che la prescrizione cessasse di scorrere in caso di condanna in appello. Ma la legislatura finì prima della sua approvazione definitiva.

                      I RICHIAMI DELL’EUROPA: “TROPPI CORROTTI IMPUNITI”. Eppure anche questa è una cosa che “ci chiede l’Europa“. Lo ricorda l’Ufficio studi della Camera, che il 26 maggio ha prodotto un corposo dossier sul tema: “Il rilievo dell’eccessiva brevità del termine di prescrizione è emerso in diverse sedi sovranazionali (per esempio, nel Rapporto Ocse del maggio 2013 sulla corruzione) e, in special modo, nel Consiglio d’Europa”. Proprio sul fronte della corruzione, l’ufficio studi della Camera ricorda il Rapporto del Greco (il Gruppo di Stati del Consiglio d’Europa contro la corruzione) del 2 luglio 2009, nel quale si sollecita l’Italia “ad adottare misure tali che la pronunzia giudiziale di merito sui reati contro la pubblica amministrazione pervenga in tempi ragionevoli, sottolineando che l’estinzione dei reati per prescrizione, pur in presenza di compendi probatori solidi e affidabili, costituisce motivo di sfiducia della collettività nella giustizia”. Un richiamo rinnovato nelrapporto anticorruzione della Commissione europea del 3 febbraio 2014, che sottolinea l’inadeguatezza della legge “Severino” del 2012 su questo fronte. Il rapporto cita uno studio secondo il quale i procedimenti per corruzione estinti nel nostro Paese per scadenza dei termini di prescrizione sono intorno al 10% ogni anno, contro una media negli altri Stati Ue dallo 0,1 al 2%.
                      Nel 2012 (ultimo dato ufficiale disponibile) sono stati dichiarati prescritti 113mila procedimenti penali, il 7% di tutti quelli giunti a una conclusione. Un dato in calo (erano 207mila nel 2003), ma pur sempre “un’intollerabile abdicazione” dello Stato, l’ha definita il presidente della CassazioneGiorgio Santacroce all’inaugurazione dell’anno giudiziario 2014. In Cassazione, sottolinea l’ufficio studi della Camera, il 13,7% delle prescrizioni riguarda i reati contro la pubblica amministrazione. I presunti tangentisti sono tra i principali beneficiati della prescrizione all’italiana. I termini scattano dal momento in cui il reato vine commesso, in genere molto prima che si apra la relativa indagine, e le pene lievi (leggermente inasprite dal nuovo testo anticorruzione del 2012) comportano altrettanto brevi tempi di scadenza. Il resto lo fanno i buoni avvocati che spesso i colletti bianchi possono permettersi. Risultato, ha rivelato l’Espresso nel febbraio scorso, in un Paese sempre punito dalle classifiche internazionali sulla trasparenza, tra i detenuti in carcere “si contano soltanto 11 accusati per corruzione, 26 per concussione, 46 per peculato, 27 per abuso d’ufficio aggravato”.
                      GERMANIA, PER I POLITICI LA PRESCRIZIONE E’ LUNGA. La prescrizione è una garanzia per il cittadino, e infatti è prevista da molti ordinamenti. Solo che altrove è regolata in modo più lineare. E’ sempre l’Ufficio studi della Camera a informarci che in Francia il termine per perseguire i reati più gravi ( i “crime”, crimini, nel diritto francese) è di dieci anni, ma “possono essere interrotti da qualsiasi atto di istruzione e di azione giudiziaria”.

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