Ragazzi, forse il mio cervello sta lentamente andando in fumo a forza di studiare...ma mi confermate che i concetti di "valore normale" e "valore di mercato" si equivalgono??
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"valore normale"
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Originariamente inviato da Hyper78 Visualizza il messaggioRagazzi, forse il mio cervello sta lentamente andando in fumo a forza di studiare...ma mi confermate che i concetti di "valore normale" e "valore di mercato" si equivalgono??
si, ma il valore normale è il valore di mercato cosi' come lo ha definito Gabriele .... ma ad un dato stato di commercializzazione, quindi si fa riferimento x quanto possibile alle tariffe e ai listini applicati dal soggetto..
il valore venale è il semplice valore di mercato invece.
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Scusami sole nero, ma non credo di aver capito... in che senso il concetto di valore normale è più specifico rispetto a quello di valore di mercato?
Per la definizione, è assodato che è quella dell'art. 9 del TUIR...quello che volevo capire è se vi è perfetta coincidenza tra le 2 nozioni oppure no...
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beni e partecipazioni
ciao,
ti conviene sempre specificare se possibile:
per i servizi e beni il concetto di valore normale è ineffetti il valore di mercato perchè il 110 rinvia all'art. 9;
per la valutazione delle partecipazioni, cioè azioni quote obblig ecc il valore è determinato in modo diverso, come si dice nello stesso art. 9;
dai un'occhiata anche al 110 perchè prevede una serie di ipotesi (tipo il cambio di valuta) che, secondo me, non sono proprio secondarie, e non troppo difficili da ricordare!
in bocca al lupo!
i
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Originariamente inviato da Il Ragioniere Visualizza il messaggioPer il Lifo concordo con Mavi: è giusto quello che dice il Lupi. Poi bisogna intendersi:
valutazione di ciò che esce (ai costi più recenti) o di quello che rimane (ai costi più vecchi); valutazione in caso di riduzione delle rimanenze o nel caso di aumento (in questo caso è chiaro che l'ultima fascia annuale viene valutata al costo medio ponderato dell'ultimo anno, e quindi in base ai costi più recenti).
Quella sul valore normale sono convinto che la sapevi, perchè l'avrai studiato con riferimento a diversi argomenti. Solo che ti hanno fatto la domanda al contrario e, a meno che uno non si prepari in modo specifico su questa particolare domanda, non
è facile, lì su due piedi, ricordarsi tutte le casistiche del tuir.
Si poteva dire:
- la definizione (art. 9 tuir)
- i ricavi e le plusvalenze (per autoconsumo, assegnazione ai soci o destinazioni a finalità estranee)
- la valutazione delle rimanenze al valore di mercato (c'è una differenza tra merci, titoli immobilizzati e non, quotati e non)
- eventuali rettifiche in sede di accertamento
- il transfer pricing
- alcune sopravvenienze attive (cessione di contratti di leasing)
- forse c'è anche qualcosa sull'assegnazione gratuita di alloggi ai dipendenti
- alcuni tipi di trasformazioni eterogenee (verso ENC) e altre operazioni straord.
Mi rendo conto che se uno non si prepara la risposta in anticipo è impossibile ricordarsi tutti questi casi.[FONT=Garamond]Una repubblica non può aver successo fino a quando in essa non vi sia un certo numero di persone permeate dei principi di giustizia e di onore (Charles Darwin)[/FONT]
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in realtà non è che sia proprio bel chiaro il confine tra valore venale e valore normale
comunque la definizione di valore venale non aggiunge nulla a quella di valore di mercato
quella di valore normale si, perchè è quella specificamente prevista dal TUIR
quindi:
VALORE VENALE
Valore venale di un bene è il giusto prezzo che si può attribuire ad esso in funzione di un dato scopo in una libera contrattazione di compravendita e in un libero mercato.
VALORE NORMALE
Criterio di determinazione del valore di un bene o servizio. Si determina applicando il prezzo o il corrispettivo mediamente praticato per i beni e i servizi della stessa specie o similari, in condizioni di libera concorrenza e al medesimo stadio di commercializzazione, nel tempo e nel luogo in cui i beni o servizi sono stati acquisiti o prestati, e, in mancanza, nel tempo e nel luogo più prossimi. Per la determinazione del valore normale si fa riferimento, in quanto possibile, ai listini o alle tariffe del soggetto che ha fornito i beni o i servizi e, in mancanza, alle mercuriali e ai listini delle Camere di commercio e alle tariffe professionali, tenendo conto degli sconti d' uso.
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Ok sole nero, credo che la tua definizione di valore venale vada più che bene.
Il dubbio sul fatto che in realtà i concetti di valore normale e valore venale (di mercato) fossero diversi mi è venuto perchè, nel caso dell'imposta di registro, quando l'ufficio effettua il giudizio di congruità, deve determinare il valore VENALE del bene, e se questo risulta superiore al prezzo pattuito dalle parti l'ufficio liquida l'imposta complementare.
Invece il criterio del valore normale viene utilizzato per valutare i redditi in natura, i quali, dal momento che si tratta di redditi non monetari, per poter concorrere alla formazione del reddito complessivo del contribuente devono essere stimati, attribuendo loro il valore normale.
Spero di aver capito bene!
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Originariamente inviato da Hyper78 Visualizza il messaggioOk sole nero, credo che la tua definizione di valore venale vada più che bene.
Il dubbio sul fatto che in realtà i concetti di valore normale e valore venale (di mercato) fossero diversi mi è venuto perchè, nel caso dell'imposta di registro, quando l'ufficio effettua il giudizio di congruità, deve determinare il valore VENALE del bene, e se questo risulta superiore al prezzo pattuito dalle parti l'ufficio liquida l'imposta complementare.
Invece il criterio del valore normale viene utilizzato per valutare i redditi in natura, i quali, dal momento che si tratta di redditi non monetari, per poter concorrere alla formazione del reddito complessivo del contribuente devono essere stimati, attribuendo loro il valore normale.
Spero di aver capito bene!
1) il valore dichiarato dalle parti nell'atto: ad esempio un atto pubblico che trasferisce la proprietà di un'abitazione e le parti hanno dichiarato che vale 1.000,00 euro, l'imposta di registro si applica sulle 1.000,oo euro.
2) se le parti nell'atto pubblico non hanno dichiarato nulla, allora si fa riferimento al valore venale, cioè al valore di mercato (è logico che in questa ipotesi si deve fare riferimento al valore di mercato semplice, e non alle tariffe o ai listini aziendali ....che invece riguarda il valore venale).
l'ufficio non liquida subito l'imposta complementare .... ma procede alla rettifica,e invia al contribuente un avviso di liquidazione, se il contribuente non paga emana l'avviso di accertamento (che è accertamento solo di valore).... in ogni caso l'imposta dovuta a seguito di rettifica o del successivo avviso di accertamento è un imposta complementare.
penso che sia cosi: ti arriva l'avviso di accertamento che ti dice che il valore da te dichiarato era 1.000,00 euro ma non è 1.000,00 ma 10.000,00 euro. non ti dice l'imposta da pagare. Poi tu vai all'ufficio dell'agenzxia delle entrate e paghi l'imposta complementare. Cioè prima ad e sempio avevi pagati 20 euro sulle 1.000,00 ...ora ne paghi altre 70,00.
il valore normale comunque viene utilizzato non solo per la valutazione monetaria dei redditi in natura nell'irpef ma
ci sono molte norme che lo richiamano: ad esempio
1) tranfer price
2) trasformazioni omogenee
3) e pure nell'IVA, nel caso in cui i corrispettivi siano in natura o cmque non sn dichiarati si fa riferimento al valore normale
qualcuno mi da comferma di quello che ho detto ???
o ho detto qualche grande p....ttanata?
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